trattasi ovviamente di foto di repertorio.
già un po' come tutto quanto fatto quest'anno, che spero si possa archiviare velocemente come il più brutto innevamento della storia (almeno per le nostre zone), ed sperare almeno in un futuro prossimo più prosperoso.
certo non ci si lascia abbattere dalla penuria desolante e così, impossibilitati a stare via più giorni, mi sono recato più volte in Marmolada (spesso solo purtroppo) trovando quasi sempre del marmo ventato che con la neve aveva poco a che fare.
ho provato a scoprire la val saisera infilandomi prima nello jof de miezegnot e poi ben due volte a sella nabois, ma tra maltempo e poca neve ahimè il posto è stato avido di belle sensazioni. ovvio ci tornerò ma al momento è così.
Anche Sella Nevea (ursic e billa pec) è stata abbastanza avara di belle sciate.
due settimane fà la prima bella sciata della stagione nei cadini, forcella pogoffa, inaspettata e quindi festeggiata alla grandissima. neve incredibile.
due programmi di più giorni, Monte Rosa e Grossglockner, entrambi saltati per motivazioni in antitesi. Il Rosa a metà marzo era senza neve, mentre il Grossglockner (previsto per il week appena passato) cancellato per evidente brutto tempo con visibilità zero e pericolo valanghe inquietante.
E così, senza darci pervinti, e ben coscienti che quest'anno è da considerarsi per necessità "propedeutico ed educativo" (e forse anche per la mania di non voler morire sul divano e volerci sempre mettere il naso per poi dire "c'ho provato!") io e Samuele ci siamo convinti di provare la Val Setus.
Il Sella è stato tutto l'inverno senza neve e solo i canali a nord erano percorribili (qualche raro post su altri forum erano incoraggianti), questa ultima settimana di brutto tempo avrebbe inbiancato tutto. Telefono al Sass Pordoi e mi dicono che l'impianto ha chiuso il 9, perfetto! Guardo le previsioni.... un tempo di merda più di così non si può: nuvole basse e precipitazioni tutto il giorno, forse non c'è vento (e solo su questo 3b ha scazzato). Manca solo il bollettino neve, che per beccare il Sella bisogna unirne tre e neppure sei sicuro: "2 dappertutto, grado 3 marcato per pendii a nord". Bene.
Io e Samu ci sentiamo al telefono, sappiamo benissimo che ci stiamo raccontando delle gran bugie, ma confermiamo l'itenerario scelto e ci diamo appuntamento per le 6 a Vittorio Veneto sud.
La strada è passata a leggere relazioni, chiacchierare, farci un po' di coraggio e dirci che si va sù e poi si vede. Al passo ci prepariamo, non si vede nulla: nuvole bassissime e nevicata continua. Tutto bianco e senza luce, sì insomma l'ideale per intrufolarsi dentro il sella e perdersi. Qui c'ero già stato sia d'inverno e sia d'estate e mi ha semrpe stupito come una montagna così potenzialmente pericolosa (come ambiente) sia stata resa così accessibile.
Non c'è nessuno, giusto un cagnetto per strada ci abbaia quando inziamo a salire per il sentiero dietro la funivia. Ci inerpichiamo per i pendii verso la forcella Pordoi che stimiamo circa essere lì ma abbastanza a caso (non è vero abbiamo tutto cartina, bussola, altimetro ma checchè se ne dica cmq ci si muove un po' a naso). E' la prima volta che saliamo da qui, solitamente si va sù in funivia, e questo mi piace. Mi sembra per una volta tanto di essere un po' più rispettoso di questo grosso animale di roccia e di riconoscergli la giusta importanza.
E lui sembra accorgersi e me lo fà sentire con i 700mt più duri di tutta la stagione: partenza con le pelli; poi stacca tutto perchè poca neve, sassi e pendenza; poi rimetti tutto; poi ghiaccio con qualche centimetro di nevina e quindi rampant ed infine gli ultimi 100mt battuti da vento taglia morale che di più non si può. La visibilità è sempre scarsissima ma per fortuna le nuvole hanno una zona filtro tra i 2.600 e i 2.800 e sù in forcella qualcosa si vede.
Non c'è nessuno, ma proprio nessuno. Non sò perchè sono stanchissimo, credo sia un po' l'emozione e la preoccupazione, cmq riprendo fiato ed io e Samu scambiamo qualche chiacchiera. Sappiamo entrambi che la Val Setus sarà da rinviare a data da destinarsi e ci diciamo che potremmo provare ad andare in Mesdì. Perdiamo un po' di quota per prendere la lunga diagonale che porta sotto il Piz Boè... maddonina sui versanti nord tra neve caduta e riportata ce nè un mucchio ma veramente tanta ... troppa. Decidiamo saggiamente di rinuciare e scendere per la Val Lasties, oltretutto in questo momento gonfia di neve ed immacolata. Per un attimo c'è la sensazione che stiamo rinunciando troppo in fretta, e così mentre invertiamo il setting salita/discesa ci scambiamo quelle opinioni del tipo "ma sai arrivati là poi non si può più tornare indietro... guarda le nuvole si abbassano e poi non si vede più nulla..." e in tanto il cuore pompa e brucia ossigeno e ti fà capire che se proprio vuoi fare una cagata almeno lui ti fà sentire stanco da subito. Ormai la decisione è presa Val Lasties sia, oltretutto in prima scia, è tutto vergine e non c'è nessuno (e nessuno ci sarà per tutto il giorno, si insomma gli unici).
Breve digressione per uno sguardo al passato. Quando ero venuto qui in Sella a sciare avevo fatto la Mesdì e poi la Forcella Pordoi, la Lasties mi è sempre sembrata una valle troppo bella per essere violentata così in maniera evidente come avviene tutti i giorni con lo skipass. Non sono un radicale, non voglio che tirino giù la funivia, ma bhò alcune cose non mi attirano... ancora ancora la Val Mesdì (tra l'altro allora ero meno preparato di oggi) ... sì insomma ancora ancora la forcella Pordoi più corta, fronte strada, è già meno immersa nella natura, meno selvaggia... ma la Lasties no, prenderla con l'impianto mi sapeva di un furto. E così sabato ero felice, ero proprio felice che mi accogliesse dopo essere salito dal passo con molti sforzi in una giornata dove tutto sommato si poteva anche stare a casa.
Samu mi dice che bisogna stare all'occhio, sciare nel mezzo ed evitare i curvoni di raggi chilometrici sui pendii laterali. Mi dice che si vuol buttare prima lui per bonificare, io tengo in mente il manuale dell'autosoccorso: sono il secondo e quindi non lo perdo di vista. Stiamo belli distanti, le nuvole tentano di abbassarsi e mi butto. La pendenza qui non è nulla di che e questa neve rallenta, mi getto nel mezzo abbastanza dritto, prendo velocità e la punta galleggia... che spettacolo, che goduria. Arrivo da Samu e mi dice "Vai avanti và...". eheheeh è uno sciatore ma ci capiamo al volo. Con le due assi, e non proprio quelle larghe, su così tanta neve fà fatica. Almeno la mia scia sul bianco lo aiuta a vedere meglio.
Non l'ho mai fatta la Lasties, e ben presto si vede, alla fine del primo pendio (mentre ancora stò pensando che siamo gli unici in una valle normalmente percorsa da 1000 persone al giorno) vedo che a destra si è creato uno strano canyon con sopra una cornice di 5 metri (col cavolo ci passo sotto), al centro è tutto bianco forse un salto ma forse anche un passaggio, a sinistra ci sono delle rocce ed un passaggio ma molto più in alto. Io mi fermo al centro, Samu passa a sinistra e mi dice che bisogna passar di lì, sono sceso un po' troppo e mi toccherebbe smontare la tavola per risalire così provo a vedere quant'è alto il salto.
Mentre Samu passa a sinistra, nella parte più pendente, stacca un lastrone di neve soffice che si riversa verso il centro. Io mi faccio coraggio e vado al centro e salto. Prima però scendo piano perchè vedo che si è formata una cornice di neve sulle rocce, la faccio staccare per evitare sorprese. La cornice cade sotto (circa 2mt e mezzo) e con il botto stacca un altro bel lastrone (sempre di neve soffice). Ci guardiamo da lontano e capiamo che abbiamo fatto l'unica scelta giusta da fare oggi: in Val Setus o Mesdì (nell'imbuto dopo il Boè) ci avremmo lasciato le chiappe con quelle pendenze unite agli accumuli a nord. E' probabile che saremmo arrivati a valle insieme alle slvaine, con i pendii carichi a quel modo. Oltretutto sui traversi sotto il Boè, o alla sella del Pissadù, sai che divertimento...
Poi il resto della discesa si svolge giustamente in maniera molto conservativa evitando i pendii più belli e rimanendo sui versanti più sicuri. Persi un 200mt la neve inzia a mancare, i sassi ad affiorare e dopo lo sbocco dell'Holzer, tocca staccare tutto e scendere a piedi per evitare di sfasciare tavola e sci.
Arrivati al Pian de Schiavaneis rientriamo al passo con un taxi (un ringraziamento alla signora del ristorante Maria _sempre aperto_ al passo Pordoi).
Non sò come la giudicate voi, forse leggendo il mio racconto direte che insomma non abbiamo fatto nulla di chè, oppure che abbiamo rischiato troppo, che siamo incoscienti, che è così che succedono le disgrazie.
Invece no, abbiamo deciso di muoverci con il brutto tempo per scelta, perchè credo che se si vuole andare in montagna ogni tanto (in maniera controllata e voluta) bisogna provare a muoversi in condizioni non proprio ideali. Per evitare, poi, di farsi sorprendere quando magari in altre gite il bel tempo viene interrotto da un temporale ed anche il percorso più banale diventa un inferno se non sappiamo dominare la naturale paura che insorge, oltreutto se magari ci si torva con una compagnia di amici non preparati al meglio (di cui ci sente responsabili).
Sapevamo di muoverci in un terreno potenzialmente delicato, in condizioni metereologiche non buone. Eravamo ben equipaggiati (lo zaino era stracarico con tutto il materiale possibile: rampant, picca, imbraghi, corda, ramponi, chiodi da ghiaccio, etc). Abbiamo scelto un percorso con vie di fuga alternative, abbiamo scelto di prenderle, abbiamo giudicato i pendii e le neve e scesi a valle in tutta sicurezza.
Ora speriamo che tutto si assesti ed il prossimo sabato magari tornare in Val Setus e chiudere la stagione.
saluti
nicola
Guarda le foto di questa relazione nell'album Ice Park Settefontane - Claut
La Val Settimana si trova in Valcellina, precisamente nel comune di Claut, molto conosciuta e frequentata durante la stagione estiva. Al suo interno ci sono diverse malghe gestite, un Rifugio Cai, una sorgente di acqua solforosa,
Le attività turistiche invernali degli ultimi decenni in ambito montano, hanno portato ad un sensibile aumento del numero di escursionisti che affrontano sentieri innevati o terreni soggetti a rischio valanga. Tale incremento, spesso, però, non è commisurato ad un'altrettanta preparazione nella valutazione delle condizioni nivo-meteorologiche e dei terreni da affrontare, qualità che costituiscono il passo primario verso una gita in sicurezza.
Nonostante l'esposizione a tali rischi sia una variabile dipendente da numerosi fattori, tra cui alcuni impredicibili, spesso la mancanza d'esperienza necessaria, abbinata ad una scarsa considerazione dei bollettini sul rischio valanga, rende le gite su terreno nevoso situazioni potenzialmente soggette a fenomeni valanghivi. Inoltre la non prevedibilità di alcuni aspetti legati alla stratificazione del terreno fa si che anche nelle situazioni in cui si tengono tutti i comportamenti più idonei, nonostante il rischio possa essere ad un livello considerevolmente basso della scala del pericolo (MOLTO FORTE, FORTE, MARCATO, MODERATO, DEBOLE), il distacco di una valanga è un fenomeno che può comunque capitare. Soprattutto perché può sussistere una certa discrepanza tra situazioni locali ed aree di interesse di un bollettino valanghe.
Guarda le foto di questa relazione nell'album rifugio pellarini
Le previsioni davano brutto e il bolletino come al solito riportava che a est di neve non ce n'era. Che fare? Ho deciso che quest'anno a meno di lunghe migrazioni ancora da progettare approfitto per andare in uno dei luoghi che mi affascinano di più: la val Saisera.
Ho iniziato due settimane fà con lo Jof Miezegnot e considerato che è l'unica vallata in regione spolverata di bianco (perchè dire che c'è neve è un'eresia) ho deciso di proseguire.
La curiosità, che poi si tramuta in passione, di scoprire questi luoghi è dovuta a più fattori: il primo è senz'altro il sentiero ceria-merloni con cui mi sono avvicinato a queste montagne ma dal versante senza dubbio più ospitale (gli altopiani del montasio), il secondo la lettura del libro "Non si torna indietro" di L.Beltrame biografia e molto di più di Ernesto Lomasti, il terzo perchè credo che in questi luoghi nulla è facile e niente arriva senza fatica.
Tornando a ieri ed avendo in mente solo la meta (Sella Nabois) ma non come arrivarci (splitboard o solo a piedi considerando lo scarso innevamento) ho caricato tutto in macchina: tavola, ciapse, scarponi da sno', scarponi da montagna, ramponi, etc). Parto da PN verso le 6.20 con l'idea che vado sù con la tavola e se trovo duro la metto sulla schiena e proseguo con i ramponi, entrato in autostrada a osoppo cambio idea e mi dico che considerato che non ci sono perturbazioni tanto vale fare un po' meno fatica ed andare solo a piedi, all'uscita delle gallerie dopo l'uscita per sella nevea sembra di arrivare in un altro mondo. Una bufera di neve con temperatura di -10 in valle e raffiche di vento da spostare la macchina, visibilità non proprio pessima ma quasi.
Vado avanti anche se ho pensato più volte: "chi me l'ha fatto fare di svegliarmi presto e venire qui". Per inerzia proseguo fino all'uscita della valbruna ed il tempo è sempre più brutto. Come due settimane fà mi fermo appena entrato in paese a far colazione in un piccolo market con bar gesito da un ragazzo gentilissimo. Si stà parlando del fatto che in tutta italia nevica (e non la vogliono) mentre qui non viene giù nulla. Guardiamo fuori ed i fiocchi sono minuscoli e non si appoggiano nemmeno al terreno per colpa del vento veramente forte. Finisco il caffè e dentro di me stò pensando di tornare indietro poi gliela butto là per vedere la reazione di un local: "eh oggi volevo fare la sella nabois...", lui mi guarda con la faccia tipo "ma cosa stai dicendo?" però è gentile e non aggiunge altro. Poi mi spiega che l'altro giorno era salito fino alla cima dei cacciatori ma non c'è neve per sciare, manca il fondo. Gli rispondo che per non buttare via la giornata potrei andare almeno fino al Pellarini, lui ci pensa un attimo e mi risponde con sicurezza: "sì sì bhè al Pellarini oggi può andare bene". Pago e lo ringrazio, ma dovrei farlo molto di più, ero da solo ed ogni tanto serve quella spintina in più per avere piena fiducia delle proprie sensazioni.
Parcheggio e parto ramponi ai piedi, ciaspe sullo zaino e stop, decido che la giornata sarà propedeutica per vedere l'itinerario. Seguo il sentiero 616 dal parcheggio fino al Rifugio, l'attenzione và riposta sopratutto nella prima parte dove ci sono vari bivi tra sentieri, pista da fondo e letto del saisera. Il mio consiglio, se non si conosce bene il posto, è di non tagliare perchè è facile finire da un altra parte e fare un sacco di strada per niente.
I primi 200mt sono nel bosco fitto, con uno sviluppo di tutto rispetto. Quando si arriva sotto le pareti del Piccolo Nabois si incomincia a tagliare verso sinistra (se si rimane nel sentiero è impossibile sbagliare). Dopo poco appare la parte nord del Grande Nabois veramente immensa ed imponente (e piena di cascate di ghiaccio). Nel frattempo la bufera non smette ma almeno nel bosco il vento non si sente, un po' di neve però incomincia ad accumularsi.
Terminata la parte larga del sentiero si arriva sotto al salto di rocce che separa la valle bassa da quella alta, si prosegue su traccia più stretta e pendente con un lungo traverso (non nel senso di lamina però) che con poca neve riserva più di qualche insidia per risalirlo sci ai piedi figuriamoci con la split (alti gradini, curve e controcurve strette), superato un piccolo parapetto di legno il sentiero diventa più comodo. Usciti dal bosco la vista dovrebbe essere grandiosa: il Grande Nabois a destra, a sinistra le Cime delle Rondini e poco più in là le Cime Vergini. Oggi si vede veramente poco ed una volta che gli alberi si diradano ancora meno. Comunque un po' di tracce mi aiutano ed inoltre il Pellarini finalmente si mostra quindi proseguo. Gli ultimi 100mt prima del rifugio sono un po' un calvario in quanto il vento ha creato zone di accumuli parecchio profonde, con solo i ramponi sprofondo a volte fino alla vita e anche di più, però manca poco. Attraversare questi pendii non mi fà proprio piacere, i pochi alberi sono tutti tirati giù, l'inclinazione sale, ci sono accumuli, siamo a -10, ora stà nevicando di brutto e fino a ieri c'era solo ghiaccio ... la ricetta è completa. Scelgo di salire tra pezzi un ò meno aperti e raggiungo il Rifugio, ci ho messo 2h e un quarto ma vacca boia se sono stanco, in più guardo la Sella Nabois nei pochi momenti in cui appare e vedo che da qui manca almeno un'ora e mezza come minimo. Anche ad esser qui con la splitboard questo è un gitone, come al solito nulla in questa valle è semplice. Entro nel ricovero invernale mangio un po', bevo il thè e firmo il libro.
Dopo 10 minuti mentro inzio la discesa però ci penso. In fondo è stanchezza mentale più che fisica, sono troppo abituato alla salita molto pendente che in poche ore sei arrivato. Questi itinerari e queste montagne necessitano di un approcio completamente diverso e forse è anche per quello che non proprio tutti ci vengono. E così passo dopo passo mi guardo le possibili varianti per la discesa e pian piano una parte più carina di boschetto si lascia intravedere e così inizio ad immaginare che forse non sarà una discesa proprio continua ma che ne varrà la pena. Insomma non sarà proprio una passeggiata ma questo è di sicuro un arrivederci a condizioni più ottimali, forse ad una più lunga giornata di sole primaverile (esattamente la stagione che "i vecchi" ritenevano giusta per inziare a fare scialpinismo).
Atro elemento oggi di forte impatto: sono partito da solo e sulla mia strada ho incontrato solo le orme di un camoscio. Non bisognerebbe mai andare in montagna da solo ma sarei ipocrita a nascondere che è forse il miglior modo per godersi i luoghi naturali. Sentirsi vulnerabili, piccolini, senza aiuto tende a farci rispettare maggiormente ciò che ci circonda.
nicola
Se avete deciso di vivere un' avventura, l' idea può essere quella di costruirvi un igloo e passarci la notte, ma occhio che deve essere una notte di quelle proprio fredde, solo così apprezzerete il confort dell' igloo.
Voglio darvi una mano, qui sotto una intera costruzione di un igloo, purtroppo durava un' ora e mezza e così abbiamo leggermente accelerato.
Se poi non ci riuscite potete sempre passare una notte nel nostro Dolomiti Igloo Village a Misurina, nel Villaggio Igloo più grande del mondo, lì gli igloo sono già pronti.
Renzo
[video:http://www.youtube.com/watch?v=r2wIa7B8dKs&feature=300x200]
Guarda le foto di questa relazione nell'album Cascate in Val Settimana
Prima uscita della stagione per ciò che riguarda le cascate ghiacciate, la meta? La Val Settimana, si si, proprio la Val Settimana, quella di Claut, la strada è praticabile, non c'è neve e c'è freddo da 15 giorni. Ma le cascate ci sono???????
Confermo, le cascate ci sono, alcune belle formate, alcune si stanno formando, altre si formeranno se tiene la temperatura ma il meteo dice freddo tutta la settimana.
La zona è quella di Casera Settefontane, circa 7 km dal paese di Claut, passata la Casera, si notano sulla destra dal bosco in sù.
Comunque non aspettatevi la Sottoguda della Valcellina, diverse colate sono facili, per chi ha voglia di cominciare, un paio sono un po' più difficili, sul IV grado, per tutte vale la stessa regola, non ci sono relazioni, non ci sono protezioni, non ci sono soste, bisogna tornare al cascatismo esplorativo di parecchi anni fa.
Abbiamo in testa di fare alcune uscite per relazionare alcune colate, piazzare le soste sicure e poi pubblicare le varie relazioni, se avete voglia, un po' di pazienza ed arriva il tutto, altrimenti fate ad occhio.
Comunque la cosa più importante dell' uscita è stata Davide, giovane, volenteroso con la passione della montagna nel sangue, voleva provare a fare ghiaccio è così è stato.
La prima volta che prendeva le picche in mano, dopo alcuni consigli ha iniziato a salire, vi garantisco che ogni salita migliorava la tecnica, un grande complimento a lui.
Sono sicuro che sarà la prima di numerose uscite, almeno a vedere come gli luccicavano gli occhi.
Ci siamo divertiti molto, abbiamo fatto un po' di tecnica classica ed un po' di piolet traction, per avere un panorama completo, è stata sicuramente una giornata interessante con due scoperte: la Val Settimana e Davide.
Sani Nicos
Guarda le foto di questa relazione nell'album jof miezegnot
Ad est si sà non ci sono condizioni però di starmene a casa non avevo voglia. Non ho giorni a disposizione per andare vicino al confine dove sembra che le neve cada solo lì.
Su thetop.it leggo una relazione di una salita nelle alpi giulie che mi sembra adatta ad una giornata in solitaria con una nevicata recente dopo mesi di penuria.
Guardo la carta e mi convinco che non sarà l'uscita del secolo però l'ambiente delle giulie è uno dei miei preferiti ed il fatto di essere da solo mi deve far stare tranquillo.
Per la relazione rimando al link: http://www.thetop.it/index.php?page=view_abs&n_abs=15594&visto=yes
Si può trovare anche nel libro di Candolini, gruppo del montasio.
Punti positivi: ambiente fantastico, severo e magnifico (come si può vedere dalle foto); gita sicura anche con grado 4; itinerario poco battuto.
Punti negativi: discesa pressochè inesistente; bosco fittissimo e sciabile solo con almeno 1mt di precipitazioni; nonostante possa sembrare una gita breve lo sviluppo è di gran lunga più importante del dislivello; parecchi su e giù che costringono al ritorno a sgancio degli attrezzi.
Mie considerazioni: sono felice di aver fatto questa uscita, come si può capire dalla foto del mio faccione mi sono fermato all'anticima in quanto le condizioni per una salita proprio non c'erano. La val saisera è fantastica ed impone sempre una reverenza importante anche in uscite abbastanza elementari come questa.
Premesso tutto ciò quest'anno inzio a collezionare un po' troppe uscite da masochisti. Indubbiamente le scarse condizioni di innevamento hanno inciso molto sull'itinerario. Però il fatto che si svolga per il 90% all'interno del bosco è un elemento da considerare. La prima parte fino al rifugio Grego è un bosco anche abbastanza aperto ma l'ho trovato con 2cm di neve sufficienti solo per montare le pelli in salita (in discesa la tavola è finita sulla schiena).
L'altro bosco fino al bivacco degli alpini a quota 1890mt è fittissimo e la salita si svolge lungo il sentiero estivo che diventa presto un binario largo poco più di 40cm. Certo se ci fosse 1mt di neve si potrebbe scendere lungo il rio che porta dalla cresta finale fino alla casera Somdopgna, ma considerate le condizioni attuali da scordarselo. Quindi anche per questa parte in salita, seppur con qualche inconveniente sui gradini più evidenti, cmq si riesce a salire. In discesa per più di metà sentiero ho tenuto la tavola ai piedi ma specifico che pur andando piano bisogna controllare bene l'attrezzo, non c'è possibilità di intraversare la tavola per frenare e quindi vanno utilizzati solo i bordi spesso scoscesi e pieni di pietre e radici. Il rischio dovuto ad un cattivo controllo è volare giù per ripidi pendio in mezzo ad alberi, rovi e senza neve.
Una volta usciti dal bosco l'amara sorpresa: in alto di neve non c'è n'è, il vento ha spazzato tutto. E diciamoci la verità anche se ce ne fosse stata non mi sembra poi una gran sciata. Con più neve di sicuro si potrebbe scendere nel canalino proprio sotto alla cima ma ciò poi costringerebbe ad una diagonale tirata per riguadagnare la cresta vicino al bivacco, e non oso pensare cosa succederebbe su quei pendi con parecchia neve se tagliati in maniera così netta. Un canale carino è quello che dall'anticima porta direttamente al bivacco (circa 150mt) e direi che è finita qua. Poi appunto il bosco fino alla sella sodopgna, poi togli tutto risali al grego e poi discesa nel bosco fino alla macchina (che ho fatto a piedi).
Direi che alla fine sono contento di averla fatta, ma quasi di sicuro non la rifarò.
Sperando che qualche fiocco venga anche dalle nostre parti, la prossima volta proverò sella nabois, forse lì una sciatina ancora si riuscirà a fare.
saluti, nicola
Trattasi di foto recenti, cioè della salita del 7 gennaio, e per me si tratta di cosa rara.
Ormai il mio cellulare ha una patina costante davanti all'obiettivo ma questa volta le immagini rendono un po' l'idea di quanto ho trovato.
Con bollettino grado 3, partire con gite dai 2000mt in sù non è proprio una gran idea.
Ma la neve al momento nel nord-est è solo lì, anzi mi correggo non c'è nemmeno lì.
E' veramente assurdo, il vento ha fatto disastri non c'è neve e quella poca che c'è è pericolosissima.
Io e Samuele partiamo dalla diga questa volta, siccome il primo pezzo della pista è senza neve gli propongo di salire per il sentiero estivo. Mi guarda e mi dice che sono scemo, però mi segue. Il pezzo è carino e la salita lentissima, il vento ha spostato tutta qua la neve, battiamo traccia in mezzo a mughi e arbusti con mezzo metro di farina incosistente. Serve per fare esperienza mi dico e ci credo.
Poco prima di arrivare sulla pista attraversiamo l'unico pezzo aperto battuto dal vento e mentre ci sono sopra ringrazio che non faccia più di 20° perchè sento un tonfo sordo da pelle d'oca e vedo una crepetta da lastrone da vento lunga trenta metri.
Parlo con Samuele e qualsiasi velleità di percorso scompare (lui l'aveva già fatta scomparire ieri ma io in fondo ancora ci speravo), ci diciamo che arriviamo sotto lo spallone (solitamente sicuro) e poi vediamo com'è.
Continuiamo a risalire per la pista deserta e battuta dal vento a 50 km, incredibile sull'altro versante hanno aperto la funivia e scoprirò sulla strada verso malga ciapela che sono formiche, da questa parte in tutto siamo in 4 e nemmeno negli stessi orari.
Arriviamo a Pian dei Fiacconi e capiamo ben presto che c'è poco da fare, il vento ha distrutto tutto ciò che potrebbe essere sciabile. Lo spallone da qui sembra uno specchio vetrato. Procediamo ancora un pò, risaliamo fino a spuntare oltre la linea del sasso delle dodici e poi decidiamo che il nostro per oggi l'abbiamo fatto.
Smontiamo tutto ed inziamo la discesa, scendiamo in parte al sasso delle dodici e la neve è difficilissima. Tutta crosta ed accumuli misto sassi appena nascosti. Faccio fatica io con la tavola a galleggiare e rompere la crosta figuriamoci Samuele con gli sci (che sò mi stà odiando).
Il resto è cronaca di rientro, una birra, una zuppa e l'idea che tra noi ed il divano almeno stavolta abbiamo vinto noi.
Certo che se non cambia il tempo qui a nord-est la vedo grama....
saluti
nicola
altra foto di repertorio, ma almeno questa volta l'uscita è più recente.
tra l'altro trattasi di sella billapec e non della ursic, ma ahimè tocca accontentarsi.
Preso dalla disperazione e prima che i pranzi e cene natalizie e capodannesche mi sequestrassero mi decido di andare a cercare neve a Sella Nevea. Questa volta sono solo, e così scelgo un itinerario sul sicuro ma che dovrebbe dare grande soddisfazione.
Salire da sella nevea, arrivare in sella ursic, scavallare e poi risalire sella billapec e raggiungere il rifugio Giberti. Il tutto da fare con calma e con il nuovo attrezzo (splitboard).
Parto presto da casa e alle 8.30 sono pronto sulla neve e risalgo la pista. Senza troppe voltate la splitboard è eccezionale e mi bevo i 700mt di dislivello per arrivare al Giberti in un'ora e un quarto (mai successo).
La salita è già tracciata e così seguo chi precede (tutte tutine con due stuzzicadenti ai piedi).
Arrivo al primo canalino ed è già ravanato, la neve è inconsistente, cioè è solo riportata quindi ce ne poca e dove ha fatto gli accumuli anche se c'è un metro non tiene nulla.
Stacco tutto e risalgo a piedi, inoltre perchè sono mona invece di aggangiare la split allo zaino la porta in spalla tanto sono solo 80mt (che scemo che sono...).
Esco dal canalino schifezza misto inferno ed ho già sudato 7 camice, però mi dico che il peggio è passato ed adesso c'è solo da divertirsi. Appunto.
Il tempo cambia e quel poco di sole scompare ed inizia il vento, la conca versa sella Ursic è già macinatina ma tanto che importa devo scendere sull'altro versante...
Arriva il secondo canalino (100mt un po' pendenti e tutti di neve riportata ed accumulata), le tutine hanno tracciato proprio lì, io sarei salito da un'altra parte avrei raggiunto una selletta allungato lo sviluppo ma poi proceduto tutto in crestina senza mille svolte. Ma mi dò del mona e mi dico "ma questi fanno gare vuoi saperne più di loro??". E così li seguo, ad ogni voltata li invidio: questi sembrano cavallette io un elefante. Uno di loro si spacca persino uno scarpone e così fiero gli dico: "se vuoi guardo cos'ho nello zaino?", lui mi fa segno che non serve, passa avanti e poi dopo 50 mt si ferma e mi aspetta. Mi tolgo lo zaino e parte l'inventario (ramponi, picca, piumino, rampant, felpina, thè, biscotti, casco, pala, sonda e sacchetto porta tutto compreso dello spago), lui mi guarda come si guarda un marziano... però il mio spago lo prende e lo usa. Mi saluta e scompare all'orizzonte in circa 10 secondi.
Io inizio a smaddonare veramente, la neve non tiene nulla ad ogni inversione perdo 3 mt, così decido di togliere nuovamente la tavola e salire a piedi. Peggio di prima, la pendenza è maggiore e c'è più neve, sono dentro fino alla vita e mi ostino a portare la tavola in mano (mona tre volte). Finalmente su un pezzo di ghiaccio i miei scarponi fanno presa e mi isso all'uscita del canalino, bene ora mi rimane una piana schifosissima prima della sella.
Bhè poveretta la piana è anche bella, ma considerando che ora il vento tira forte, io sono sfinito per aver camminato nella neve per mezza giornata e quindi dovrò scendere per dove sono salito.
Arrivo in sella e l'ambiente è sempre magnifico, mi riprometto che ci tornerò e finirò il giro. In quel versante si arriva sotto il Canin e la discesa sembra molto divertente.
Riguardo l'itinerario di salita, bene! Anche quel pò di luce che c'era è stata coperta dalle nuvole così non si vede proprio più nulla di gobbette, accumuli&affini. Infatti nella piana arrivato ad un passo dal primo canalino mi incarto e ravano ancora un po' che mi mancava.
Sul canale sono spazientito e mi lancio per aggredirlo, per fortuna gli sciatori sono tutti scesi a destra e così vado a sinistra in mezzo ad alcune roccette cercando un po' di pendenza, vedo un saltino, arrivo sul dente e sotto c'è una tutina che sta salendo... va bhè non è giornata, curvo e riprendo la discesa ed il pezzo bello è già finito. Conca smacerata e canale finale ormai in stati a dir poco pietosi, riprendo la diagonale verso il Giberti ed ovviamente è troppo poco pendente per arrivare fino alla fine e così mi trovo nuovamente a camminare sulle uova sprofondando fino alla vita.
Arrivo al Giberti contento come una Pasqua, mangio pasta e fagioli, e considerando la fortuna e la pista chiusa fino al parcheggio mi evito di essere l'unico a beccarsi una multa oggi. Prendo la cabinovia per scoprire che l'arrivo è due tornanti più sotto rispetto a dove ho parcheggiato la macchina.
Chissà perchè non riesco mica ad essere incazzato, metto via la roba e mi ripeto "in fondo sono stato in montagna".
saluti
nicola
Guarda le foto di questa relazione nell'album Forcella del Dente
Uscita di repertorio, perdonate la non attualità ma l'astinenza da precipitazioni favorisce il rifugio nei bei ricordi.
A parte gli scherzi, trattasi di gran bell'uscita nel comprensorio del Sassolungo in un ambiente magnifico ma facilmente accessibile. Unica difficoltà ma che potrebbe essere bloccante, un canale di circa 200mt (forse un po' di più) bello pendente, non sò i gradi giudicate voi. Da percorrere ovviamente con nevi sicure alemno il primo tratto.
Nel caso si può entrare dalla forcella del sassolungo meno pendente ma senz'altro molto meno solitaria rispetto a quella fatta da noi.
[video:http://www.youtube.com/watch?v=4uZwgLhybiQ&feature=endscreen&NR=1 300x300]
Si parte dal passo sella e specificatamente dalla seggiovia che porta verso il sassolungo, scesi si sale sulla cresta dietro la seggiovia e la si percorre tutta fin sotto i paretoni meravigliosi poco a sinistra delle 5 dita. L'ambiente è grandioso e a roccia è spettacolare, rosa come il sederino di un bambino. da qui si calzano sci o tavola e si percorre un lungo diagonale fino alla Torre Innerkofler. Il pendio è sempre esposto ai raggi del sole e quindi la neve solitamente è assestata, ma vale semrpe la regola che nel dubbio meglio stare basse e poi farsi qualche metro in più in risalita.
Il canale è facilemente riconoscibile, sono circa 300mt a sinistra appunto della torre.
La pendenza si fà subito sostenuta ma in fondo si tratta di un breve strappo, occhio che se si arriva troppo tardi con neve trasformata si ravana un bel pò.
Arrivati in forcella arriva il bello, attenzione che può crearsi un po' di cornice ma dovrebbe facilmente essere aggirabile risalendo ai lati. L'ingresso un pò di adernalina la mette, ma poi acquistata l'indispensabile sicurezza si gode e basta.
L'uscita dal canale è magnifica in una conca generalmente con neve splendida, qui si può sciare liberamente dove si vuole con l'accortezza di passare poco sotto il rifugio Vicenza e portarsi poi sul versante destro orografico oltrepassando i cavi della teleferica di servizio al rifugio. Ora manca solo l'ultimo tratto del rado boschetto che porta alla strada di collegamento tra l'Alpe di Siusi e Monte Pana. Con un po' di fortuna si può aguantare l'autobus che passa, altrimenti si rientra a piedi. Arrivati al Monte Pana si può rientrare al passo Sella o con gli impianti (verso il ciampinoi e via di seguito) oppure scendendo a Santa Cristina con i mezzi pubblici.
Traversata consigliatissima, poco dislivello e tanto divertimento, inoltre verso la fine si può intravedere uno dei prossimi obiettivi! chissà??!!
Immerso nelle splendide montagne di Claut, l'Hotel Miramonti è il punto di partenza ideale per le vostre escursioni all' interno delle Dolomiti Friulane. Leggi
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