Cari amici/e !!
Trovo questo sito veramente fatto bene , nel quale possiamo scrivere le nostre relazioni ed inserire le nostre foto delle gite e scalate che facciamo in giro per monti !!!
Guarda le foto di questa relazione nell'album Monte Duranno 2668m
Buongiorno Ragazzi rieccoci qua a raccontare un' altra avventura !!
Guarda le foto di questa relazione nell'album creta di collinetta
09/07/2011 Creta di Collinetta per la ferrata "Senza confini".
Sabato partenza ora tarda (7.30 da PN), con Monica e Denis, per una giornata sulla carta "transitoria" (non troppo lunga ma impegnativa in ambiente caratteristico). In due ore siamo al passo di monte croce carnico (1.350mt). L'obiettivo è la cima della Creta di Collinetta tramite la ferrata "Senza confini" letta da un bel libro (50 ferrate nelle Alpi carniche e giulie) di cui uno degli autori è Mazzilis. Lo stesso libro riporta oltre ad una descrizione attentissima e ad una tabella di marcia per gambe assai atletiche anche un appunto del genere: "ferrata eticamente discutibile" (in quanto attrezzata su una via aperta da Mazzilis). Ammetto che non sono un purista e quindi lì per lì ho arriciato un po' il naso per una definizione che troppo spesso nasconde la voglia di creare ambiti ristretti ed elitari.
Comunque partenza dal passo, si segue il sentiero 416 (ben segnalato) fino al bivio con il 417 (da seguire). Al bivio successivo seguire le indicazione per la ferrata "Senza confini", dopo una cengia meravigliosa (con cavo ma non necessario) con galleria della prima guerra, si và verso sinistra (sempre seguendo i segnali) risalendo mughi e sassi e la parte finale di un piccolo ghiaione (tutto con segnali cai).
Lieve digressione: l'itinerario è un susseguirsi continuo di luoghi dove la prima guerra ha lasciato i suoi segni. Trincee, alcove, gallerie nonchè racconti sulle staffette fatte dalle donne che quotidianamente percorevano i sentieri dalla pianura alle cime per rifornire le prime linee. Questi luoghi sono la prova tangibile di quanto la guerra sia assurda e di quanto gli uomini siano stati mandati al massacro in posti ameni dove sono stati costretti a sfoderare comportamenti eroici per difendere qualche metro di cengia.
La ferrata inizia alla base di un grosso diedro lievemente inclinato, dopo pochi gradini di roccia, inizia una parte tosta anzi tostissima: sulla destra il diedro offre una lastra lievemente appoggiata ma liscia con pochi appoggi, sulla sinistra gli appigli ci sono ma per sfruttare questo lato siamo costretti ad arrampicare su roccia lievemente strapiombante. Il diedro prosegue un centinaio di metri fino ad arrivare ad uno spigolo esposto, lo si risale con un paio di passaggi esposti e duretti, successivamente si rifiata seguendo la cresta. Dopo aver trovato il libro di vetta (senza vetta) e scesi ad un forcellina innominata si riparte in salita con un paio di tiri ancora un duretti di cui uno assai esposto (piccoli fittoni metallici per i piedi). Riconquistata la cresta finale si prosegue e finito il cavo ci si può togliere tutto, nella breve discesa ad una più ampia forcella si incontrano ancora alcove e segni della guerra.
Arrivati in forcella non si può non andare fino alla cima della creta di collinetta (15 min.) dove ci si può perdere nei meandri della vera e propria trincea di confine fino alla croce di vetta.
Per il ritorno tornare alla forcella e proseguire a destra lungo il sentiero 417, evitare qualsiasi tipo di deviazione, e dopo una lunga discesa piegare verso sinistra per ritrovare il bivio della mattina poco prima delle prime due gallerie. Di lì scendere verso destra e lungo il sentiero al contrario fino al passo.
Impressioni: una ferrata semplicemente ASSURDA e SENZA ALCUN SENSO. Solitamente non mi piace essere categorico ma stavolta non ho altre parole. Trattasi di itinerario adatto per chi deve entrare nell'arma dei Pompieri, sempre attaccati al cavo ad issarsi senza mai la possibilità di godersi un po' di arrampicata su roccia. Purtroppo la ferrata male ricalca una splendida via di arrampicata che fà capire il genio e le capacità di Mazzilis (io non sarei nemmeno riuscito a fare due tiri capiamoci subito). La via dell'alpinista è intuibile grazie agli anelli cementati ma le staffe in metallo ed il cavo non permettono nè di seguirla nè di utlizzare il cavo solo per sicurezza. Così alla fine la ferrata si tramuta in una continua trazione su cavo dove si gareggia a chi ha le braccia più grosse e ci impiega meno tempo. Oltretutto non c'è nemmeno la scusante di aver attrezzato una via per permettere anche a chi non abbia capacità alpinistiche (come me) di arrivare in cima (visto che in cima alla creta di collinetta ci si può arrivare anche solo con il sentiero 417). Indubbiamente da segnalare almeno tre passaggi molto esposti che garantiscono anche ai più avvezzi al vuoto un certo brivido di piacere. Mi spiace per i prodi (la cui fatica và riconosciuta indipendentemente dal risultato) che hanno faticato portando ferri e cavi ma sarei un bugiardo nel consigliare una ferrata così incoerente.
Saluti
Nicola
25/06/2011 mezza via dei rondoi.
finalmente una finestra di bel tempo dopo due settimane pressochè ignobili.
infatti a parte una camminata fino alla casera laghet de soto (domenica 19), con repentino ritorno e ad arrivo alla macchina mentre il cielo stava per slavazzare qualsiasi cosa, il meteo non particolarmente clemente non aveva permesso granchè.
partenza sul presto ma non eccessivo (inziamo a camminare alle 7.30) io e denis (l'aitante virgulto nella foto) decidiamo di chiudere la parte del rondoi che ancora non abbiamo visto. eh già perchè alla fine il furlani e la manera li abbiamo fatti e ripetuti ma poi o il cattivo tempo, o perchè era troppo lungo o per qualche altro motivo la seconda parte rimaneva sempre da fare.
ce la prendiamo tranquilla, saliamo fino alla croce di legno all'inzio della val sughet e puntiamo alla forcella, incontriamo poco o niente (4 persone in tutto ... pazzesco).
arrivati in forcella risaliamo il sentiero ben segnato e un po' scivoloso fino alla cresta, da lì deviamo a destra e raggiungiamo la cima della palantina.
per fare un po' di pratica e pensando che il giro sia come la discesa dai furlani ci organizziamo con una conserva corta con sicure volanti su spuntoni e rocce.
mettiamo il casco e partiamo, si rivelerà esageratissima ed abbastanza inutile la conserva in questo tratto. alla fine questa seconda parte del giro è quella più semplice ed il sentiero anche se a tratti esposto (risalita verso il colombera) si rivelerà bello e senza particolari problematiche. seguiamo i bolli rossi che dalla palantina scendono lungo una crestina, arrivano alla forcella colombera, risalgono lungo la parete verso la val sughet e poi percorrono tutta la cresta del tremol fino alla cima e discesa compresa fino al ripetitore.
da lì poi alla macchina lungo la pista salomon per l'occasione agghindata di tutto punto per la gara di douwnhill del giorno successivo.
io e denis ci ripromettiamo di farlo tutto intero il rondoi, a mio avviso la prima parte (furlani e manera) meriterebbe una conserva che oltretutto avrebbe il duplice utilizzo sia in discesa che in salita. poi da dopo la manera si può andare via slegati stando cmq all'occhio a dove si metteno i piedi, ad esempio sabato nostante il sole e il vento la roccia era viscida e bagnata e considerando la pendenza dei pendii un volo è assolutamente da evitare.
per le stime dei tempi il giro completo credo potrebbe essere fatto dalle 6 alle 8 ore a seconda delle capacità, tecnica, compagnia, meteo, etc.
saluti
nicola
Ero presente, e ne sono rimasto affascinato, come un bambino davanti alla vetrina di una pasticceria.
E' un uomo straordinario, a 94 anni ha descritto con sensibilità, umorismo e voglia di vivere la montagna e l'andar per monti analizzandone i diversi modi.
La voce era staordinariamente ferma, sicura, coinvolgente e le diapositive che giravano ad un ritmo frenetico erano a dir poco sorprendenti ... le immagini facevano da eco visivo a quanto il maestro stava raccontando e così, ad immagini del campanile, delle tre cime e di altre montagne, si vedeva apparire il dinosauro, una casa rovesciata, lo sguardo di una fanciulla, un fiore e tanto altro.
Tempo fà ho letto quello che doveva essere il suo ultimo libro "Addio al Campanile", non semplice e non sono nemmeno riuscito a finirlo (ma con un po' di tempo lo terminerò), da allora ne ha scritti altri 4 o 7 non ricordo.
Credo che alcune persone possano influire sulla nostra vita anche se incontrate per soli pochi minuti, lui è una di queste.
A seguire un semplice ma gustuso banchetto dove il Sig. Spiro ha partecipato regalando ancora qualche chicca in una scambio di battute con il Sig. Mauro Corona.
Se non c'eravate e vi capita a tiro andate a vederlo e ad ascoltarlo è proprio un piacere.
Saluti
Nicola
Guarda le foto di questa relazione nell'album venal e antander
lunedì 23 maggio 2011.
I programmi iniziali prevedevano l'ultima gita in marmolada, ma viste le assurde temperature (zero termico a 3100 mt!), io e samuele decidiamo di appendere sci e tavola al chiodo (ma solo per l'estate) e fare un giretto per creste.
Samuele è un amico guida e sà che sono un appassionato del "ravanamento" così mi propone un giro tra Venal e Antander, lui davanti e io a seguire.
Partiamo alle 6 da Casera Crosetta, un venticello insistente non fà sentire il caldo e la valle fino in forcella Venal è tutta in ombra.
Ben presto capiamo che i ramponi nello zaino saranno pressochè inutili e così a 200mt in linea d'aria dalla forcella Venal usciamo dal sentiero ed arrampichiamo su erba e roccia con passaggi facili ma con un'esposizione che si fa sentire tutta.
Andiamo via in conserva corta con soste volanti su spuntoni, mughi, etc Samuele fà pratica e io faccio finta di fare il cliente impedito (poi mi dirà che non aveva colto la differenza rispetto a quando non interpreto!).
Arriviamo in cima al Capel Piccolo (credo) e scendiamo la cresta fino all'attacco della salita del Capel Grande. Decidiamo di saltarlo per dirigerci diretti alla forcella Venal, aggirarla e poi salire in cima al Venal per una magnifica cresta aerea con direzione sud ovest. La parte finale della salita è semplice su una piccola pala erbosa, la cresta d'avvicinamento invece è divertente e dà possibilità anche di impegnarsi in qualche passaggio per nulla banale.
Torniamo per la via di salita e decidiamo di salire l'Antander, la cresta nord è tutt'altra cosa rispetto al Venal, va sù dritta e tutto si muove. Per fortuna niente cumuli erbosi ma solo roccia. Le soste sono tutte veloci su lame e blocchi. Il tutto risulta emozionante e con difficoltà accettabili, certo è che la salita è molto più simile ad una via alpinistica che un sentiero. Assolutamente da evitare per chi soffre di vertigini.
Arrivati in cima ci aspettiamo di trovare la consueta cresta dolce verso sud ed invece troviamo uno spigolo alquanto incasinato che ci costringe ad arrampicare in discesa.
Samuele si muove come un gatto mentre io ... bhè diciamo che bado ad essere efficace.
Arriviamo sul ghiaione con il bivacco Toffolon a 200mt circa sulla sinistra, decidiamo di scendere diretti anche perchè il rientro non sarà per nulla breve.
La valle fino alla quota bosco, escluso un brevissimo tratto, è tutta un ghiaione e le pareti del Mesner fanno una gran impressione. Arrivati al bosco dobbiamo tagliare verso destra per rientrare in casera Crosetta. La carta segna un sentiero "natura" comodo da seguire ma ci perdiamo in maniera più o meno volontaria nel basso bosco dell'alpago.
L'idea si dimostrerà pessima perchè il rientro è veramente lunghissimo e sguazzare tra foglie marce e rami secchi sarà divertente solo per i primi dieci minuti.
Arriviamo alla macchina un po' provati verso le 13.30.
Gran giornata e l'Alpago è sempre splendido.
saluti
nicola
Guarda le foto di questa relazione nell'album Crep Nudo e Capel Grande
Dopo una stagione di scialpinismo tutto sommato buona per me è giunto l'ora di mettere via l'attrezzatura adeguata e cominciare a pensare un po alla stagione estiva !
Oggi se non era per il giro d'italia l'ultima gita di skialp l'avrei comunque fatta !!!
Immerso nelle splendide montagne di Claut, l'Hotel Miramonti è il punto di partenza ideale per le vostre escursioni all' interno delle Dolomiti Friulane. Leggi
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