Guarda le foto di questa relazione nell'album forcella colfreddo
Era da un po' di tempo che continuavo a guardare la relazione di quest'uscita ed oggi finalmente si è presentata l'oppurtunità.
Un grazie speciale a due persone per la riuscita della giornata: a mia moglie che pazientemente accetta che non tutto si possa fare insieme, a Samuele (il mio amico neo guida alpina -ve lo consiglio per eventuali escursioni-) perchè ci si intende sempre.
Veniamo al tragitto:
Macchina, Cortina poi oltre verso Dobbiaco a 150mt dal passo Cimabanche si parcheggia sulla sx accanto ad una casa gialla (naturalmente non l'ho riconosciuta così sono arrivato al passo e sono tornato indietro).
Da lì (quota 1512m) attacca subito un sentiero semplice, largo, tracciato ed infinito che si dirige prima a nord e poi a ovest fino a sotto la Creta d'Ancona.
A quota 1980m sulla dx c'è il primo grande spiazzo sgombro da alberi, lì andate verso nord entrando nel circo delle cime intorno alla Croda Rossa (che per ora non si vede).
Si sale per un pò, poi una piccola buca e davanti a voi c'è un grosso sassone, bisogna arrivare sulla destra di questo grossa formazione rocciosa a quota 2350m, poi la si aggira e si entra nella conca.
Girando lo sguardo a ovest si nota subito la forcella (l'unica sciabile), vista così uno dice pensavo peggio poi, come tutte, una volta che si inizia a salire non sembra mai finire.
Arrivati in forcella (2721m) si scende nella vallata opposta, nonostante quanto si trovi nelle relazioni, non ho poi trovato questa parte così impossibile (il primo canale). Il canale ha una buona pendenza ma è abbastanza largo e non lunghissimo.
Finito il canale la vallata si apre e dopo aver spaziato dove si vuole bisogna dirigersi al centro di essa verso un gruppo di alberi radi. Da qui cercando di perdere quota scegliere la miglior traccia possibile, occhio perchè qui qualche pericolo c'è. I tratti sono abbastanza scoscesi e a sinistra trovate un discreto dirupo.
Dopo 150mt si arriva in un divertente "toboga" nel letto del torrente ghiacciato ed innevato, da lì poi ho proseguito dritto fino al passo per poi rientrare alla macchina con una breve camminata (o se siete fortunati come lo sono stato io con un passaggio).
Veniamo alla considerazioni:
Itinerario magnifico per lo sviluppo molto lungo e vario, per la qualità della neve (e solo se siete sciatori) forse poteva valer la pena fare il giro al contrario anche se la salita dal versante est credo sia più difficile. Non fatevi ingannare dal dislivello in questa gita lo sviluppo la fa da padrona.
Consiglio questo percorso solo agli snowborders con molta esperienza e che trovino piacere a faticare parecchio. La parte finale della discesa se non si possiede un ottimo controllo della tavola diventa pericoloso ed un "inferno" che non passa mai. Se al contrario sapete dosare la velocità, curvare anche sullo stretto e vi sono avanzate un po' di gambe allora merita almeno una volta di essere fatto.
Oggi la neve del versante ovest (quello di salita) era nettamente migliore (polvere di 10cm su fondo duro) di quella a est (crostosa, con piccoli accumuli). Comunque abbiamo deciso di continuare ugualmente il giro completo invece di tornare sulla via dell'andata (la malattia dell'esploratore).
Oggi faceva parecchio freddo, per fortuna non c'era molto vento. Il mio gancio dell'attacco viste le condizioni ha deciso di spaccarsi a metà discesa così fiero del mio equipaggiamento ho tirato fuori la borsettina mcgiver (finalmente la uso) ed ho cercato di tamponare con spago e nastro americano (che con il freddo pungente non attaccava nulla). Vi lascio pensare quali siano stati i risultati.
Il paesaggio è mozzafiato e le mie foto striminzite non rendono onore a questo posto magico.
saluti Nicola
sabato 18/12/2010
da cima vacche il cimon di palantina
Sveglia presto, nessun compagno d'avventura, mi preparo e parto.
Durante il viaggio un bel po' di neve per strada, mi fermo a far colazione appena uscito dall'autostrada e penso di essere un po' in ritardo e che troverò un bel po' di macchine in parcheggio.
Arrivo a Col Indes in un'atmosfera irreale: è tutto bianco e non c'è nessuno, ma veramente nessuno. Un brivido mi assale: "ma vuoi vedere che ho visto male il bollettino e invece di pericolo 2 hanno messo 5??". Nel frattempo mi cambio, scarponi, pantaloni, zaino, tavola e ciaspe in mano e penso "va bèh, vado sù per la dorsale e se poi non mi fido della situazione scendo per dove sono salito, lì per forza è sicuro".
Imbocco la stradina asfaltata tutta imbiancata, ci sono giusto le impronte di due copertoni, devio a dx lungo quella sterrata, anche qui tutto ricoperto da dieci centimetri di neve immacolata e le mie sono le prime ed uniche impronte, mai successo e la sensazione è bellissima.
Arrivo all'attacco della lunga dorsale che porterà alla cima, l'anno scorso ero salito per la via più diretta frontale... che scelta assurda avevo fatto, l'itinerario in cresta è magnifico ed anche se ha più sviluppo la vista è sempre apertissima. Si parte dal bosco, cmq molto comodo il sentiero è ben riconoscibile e la pendenza è costante, poi arrivano i maledettissimi mughi che si aggrovigliano alle mie ciaspe con una facilità estrema e poi arrivi alla cresta che si affila sempre più fino alla pala finale abbastanza in piedi ma assolutamente sicura. Quest'ultima parte richiama le creste delle alpi occidentali nonostante qui siamo a un'ora da casa e neanche a 2000m.
La giornata è bellissima, il sole pian piano è venuto fuori, il cielo è terso, il freddo è pungente.
Mentre salgo mi guardo dietro... non c'è nessuno, ma proprio nessuno nemmeno sul Guslon nemmeno sulla Palantina insomma mi sembra di essere l'unico ad essere venuto in Alpago.
Ultimi passi, la nostalgia per aver quasi finito fa a cazzotti con la soddisfazione di essere arrivato in cima, mi copro, preparo la tavola, tolgo le ciaspe, metto il casco e guardo il primo pezzo (ammetto è quello che mi piace di più). Mi viene in mente il bollettino: "grado 2 tranne gli accumuli a nord sopra i 1900mt, da evitare", ci penso un po' sù e poi faccio come dicono loro in fondo hanno sempre ragione.
Finalmente in cresta vedo qualcuno, anzi parecchi, è un bel gruppo che in fila indiana stanno spuntando dal bosco ed inziano la cresta. Oramai sono qui da un po' e così inzio a scendere, prima traccia ed unica ancora per qualche minuto, incrocio il gruppo e scambio due chiacchiere: "fondo durissimo, questi pochi centimetri di polvere non sono sufficienti (tra me e me penso: piuttosto che niente è meglio piuttosto)". Avevo seguito il filo di cresta per i primi dieci metri poi vado giù dritto, bisogna stare un po' in guardia perchè si tende a filare parecchio, la sciata dev'essere tecnica per forza, poi arriva il bosco, un po' di zig zag, un po' di rami sul muso, mi sfracello due dita in una curva perchè prendo un sasso appena nascosto dalla neve e rifaccio completamente nuovo il fondo della mia amata tavola perchè sono stupido ed appena vedo cinque centimetri di neve non ci penso nemmeno a levarla e scendere a piedi.
Arrivo alla macchina giro la tavola e piango, poi guardo la cima ed intravedo un paio delle mie curve, ringrazio le montagne per avermi regalato questa magnifica giornata.
la cresta finale dalla cima
Guarda le foto di questa relazione nell'album cima vacche
E' il mio primo Guslon della stagione.
Amo questi posti e così anche in condizioni non proprio "morbide" la giornata alla fine è sempre straordinaria.
Partenza alle 8.30, nonstante il sole, fa un po' freddo, la neve non è molta (non si scia fino a 1.500mt) e il fondo è durissimo.
il bollettino del fvg dava grado 1 e consigliava ramponi, ammetto che non li ho usati, ma averli nello zaino mi dava quel po' di sicurezza per niente male (complimenti ai responsabili del bollettino indicazioni ottime).
Salita veloce (sopratutto grazie al fondo semighiaccio) e discesa a fior di lamina, sulla cresta prima di entrare in nigonella, tre curve han trovato una neve ammorbidita dal sole.
Pensavo di trovare molta gente invece tutto sommato non c'è stato un grande assembramento, alcuni hanno aspettato a salire sperando che verso mezzogiorno la neve mollasse un po'. a mio parere non avrebbe mollato nemmeno con 48h di sole cocente.
Da sù la vista era come al solito però: mozzafiato.
saluti
nicola
Un interessante video sul mondo della neve e delle valanghe, realizzato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, ringraziamo in particolare il Previsore dell' Ufficio Neve a Valanghe Daniele Moro per la cortese concessione. Il video illustra a grandi linee come si effettua una prova stratigrafica del manto nevoso e parla del complicato mondo delle valanghe e della loro prevenzione.
[video:http://www.youtube.com/watch?v=_Ox0axhVoD0 450x350]
C'é un paese di montagna in Francia che si chiama Chamonix, no, non mi sono bevuto il cervello, Chamonix è proprio un bel paese di montagna, anche se i più lo vedono come una famosa località turistica. Quando sei a Chamonix respiri un' aria particolare, tutto ti parla di alpinismo, le persone, i negozi, il panorama, la città. Puoi osservare gli alpinisti che scendono dal trenino di Montenvers dopo aver disceso la Valleè Blanche, oppure escono dall' arrivo della funivia dell' Aiguille du Midi, tutti abbronzati, passo sicuro e voglia di birra. Alla sera in giro per le strade il comun denominatore è la giovane età, c' è un sacco di gente giovane, intendo con la media dei trenta, per capirsi. Qui ogni giorno dell' anno puoi svegliarti al mattino e sciegliere quale attività praticare, questa è a onor del vero la capitale dell' alpinismo europeo, qui si sono scritte pagine intere di storie di montagna, molte di queste pagine sono state scritte da alpinisti italiani e di questo dobbiamo esserne fieri. Un po' di tempo fa, una sera, partendo da Cervinia, decidiamo di fare un salto in centro a Chamonix, c' era un sacco di gente, erano i giorni della Ultra Trail du Mont Blanc, famosa gara di corsa in montagna. Passeggiando per il centro, vengo attratto da qualcuno che canta, mi sembrava una voce conosciuta, impossibile, pensavo, mi avvicino ed invece era proprio una ragazza che avevo sentito suonare in un pub l' anno prima. Erano su una terrazza di una pizzeria, lei ed un altro ragazzo, avevano una chitarra a testa collegate a due casse, due sedie e due microfoni, tutto qui, molto semplici. Ci siamo seduti ed abbiamo ordinato birra, la situazione era molto piacevole: Chamonix, di sera, caldo, birra, una bella ragazza che cantava con una gran voce, l' ultima luce del tramonto illuminava la cresta sud del Monte Bianco, gente che passeggiava, sembrava tutto irreale ma era la realtà. Sicuramente non è stato niente di speciale ma stare lì, alle pendici del Bianco, a quardare quella ragazza ci ha fatto passare una serata molto particolare.
Chamonix è anche questo, serate piacevoli e tranquille bevendo una birra.
[video:http://www.youtube.com/watch?v=1fgDMvOCfrg 300x250]
Guarda le foto di questa relazione nell'album Via dei Triestini
Esiste un periodo giusto in cui andare in montagna? No, sicuramente ogni momento è quello giusto, direte voi che amate la montagna. Condivido pienamente però, in un particolare periodo dell’ anno la montagna assume un tono diverso, si spoglia dei fronzoli e si veste di un nuovo mantello, questo momento è l’ autunno. Andare in montagna in autunno è tutta un’ altra storia, verso Ottobre arrivano i primi freddi, le giornate sono terse, il cielo ha un azzurro mai visto, che dire del bosco, ogni giorno cambia tonalità, nascono colori nuovi ad ogni sospiro di vento. Gli immensi boschi di faggio diventano rossi, l’ abete tende al marrone scuro, più in alto piccole piramidi acute di un giallo intenso fanno da contorno alla corteccia dei larici, quasi nero,invece per i mughi, esce la corteccia bianca della betulla, timida, in basso verso fondovalle. Il camoscio comincia a tingersi di nero a differenza del poderoso stambecco che preferisce un bel marrone, l’ amica marmotta forse è già al calduccio nella tana. Le temperature vanno sotto lo zero, i divertenti ghiaioni della passata estate lasciano il posto a scoscese ed insidiose discese dure come il cemento, al primo mattino spunta la rugiada, la trovi anche durante il giorno dove non batte il sole, la natura sembra diventare improvvisamente ostile, le crode sono fredde, le mani gelano. In giro non trovi nessuno, si parte alla luce delle frontali, fa proprio freddo, anche sotto il sole non si scherza, in questo periodo godi dell’ immensità della Grande Madre, ognuno può ricavare il proprio spazio, ognuno ha finalmente modo di pensare. Sei immerso in questo magnifico ambiente e puoi riflettere, ti guardi attorno, veramente lontano dalla vita quotidiana, dagli affetti e dalle disgrazie, dalle cime più alte la vista va all’ infinito, lo sguardo tocca vette lontane, i confini non esistono, specialmente quelli geografici. Ora puoi dedicarti alla Montagna, lo dico sempre, quella con la M maiuscola.
Guarda le foto di questa relazione nell'album Cima Coldai
Escursione assolutamente non impegnativa che permette di raggiungere una cima modesta, al cospetto dell'imponente Civetta e del Pelmo, con vedute che comprendono molti gruppi dolomitici: Tofane; Lagazuoi; Marmolada; Sorapiss; Cristallo; Sella; Sassolungo;Bosconero; Sx Piave; moltissime altre elevazioni meno conosciute.
Guarda le foto di questa relazione nell'album Traversata delle 13 Cime - Ortles Cevedale
Immerso nelle splendide montagne di Claut, l'Hotel Miramonti è il punto di partenza ideale per le vostre escursioni all' interno delle Dolomiti Friulane. Leggi
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