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mag 19

Val Setus e Vallon Pissadù 19 Maggio 2012

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alt Guarda le foto di questa relazione nell'album val setus e vallon pissadù



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mercoledì nevicata inaspettata sulle alpi orientali, persino piancavallo per 24h regala un paesaggio natalizio. venerdì stò lavorando quando penso che il Sella potrebbe regalare ancora grosse emozioni. dopo 10 minuti arriva l'sms di Mario "domani val setus?"
considerato che quest'anno l'ho bramata da tempo, non ci ho messo più di due secondi a rispondergli "a che ora mi passi a prendere?"

oggi: sveglia alle 3.30, Mario passa alle 4.00. Alle 6.40 siamo al parcheggio della "tridentina" con altre due macchine già parcheggiate e due coppie che stanno salendo. Un'altra arriva mentre ci stiamo preparando.
inziamo la salita, un po' intimoriti dal luogo. sia per me che per mario è la prima setus e le relazioni insomma le conosciamo. fà già caldo ma subito si capisce che qui è il luogo ideale per la neve. l'ombra delle grandi pareti la protegge ed il manto duro porta bene.
più si sale e più la pendenza aumenta, le pareti si stringono e le inversioni si fanno più frequenti. lungo il canale troviamo parecchi grumi che metteno un po' in crisi la mia ancora acerba tecnica nelle inversioni con la split. nell'ultimo imbuto provo a staccare le assi per salire sulla massima pendenza con i soli scarponi. cagata abissale, sfondo fino alla coscia faccio una fatica bestia nonchè sul ghiaccio vicino alle pareti un equilibrio non proprio stabile mi fà stringere la dietro. appena esco dall'imbuto mi rimetto tutto e la salita procede meglio.
finisco la setus e Mario (gran sciatore) è sù che fa la muffa e ci dà dentro con le fotografie (altrimenti fosse per me nemmeno stavolta avrei avuto qualcosa da mostrare). i bastioni di fronte a noi sono bellissimi e imponenti. a quel punto Mario mi dice "bhè ma io volevo fare anche il vallon del pissadù".... sorpresa... bevo un pò e ripartiamo.
scendo fino al rifugio e poi risalgo il vallone, merita assolutamente l'ambiente è fantastico e per ora ci siamo solo noi ed una lepre bianca verso la sella.
quando sono le 9.30 siamo sull'ultima terrazza prima della sella del pissadù, mancheranno ancora 20 minuti, veramente poco ma la neve incomincia a mollare troppo e dalle pareti si sentono le scariche dei sassi. cambio set-up salita discesa e in un attimo siamo al rifugio, l'ultima risalita prima della setus. probabilmente per molti di voi sarà una comune discesa ma a me emoziona e parecchio. l'ho inseguita per tanto tempo (la prima volta circa 2 anni fa), provata e rimbalzato ed ora manca così poco. i dubbi sono leciti: e se non ce la faccio? e se la spreco e scendo male? e se mi cago adosso?
poi arriva il primo cono d'ingresso, scelgo di andare nella parte più alta e soleggiata per partire, la zona è vergine e la discesa acquista qualche metro in più, valuto il fondo che seppur scaldato mi sembra sicuro. tre respiri e mi butto.
la sensazione è subito magnifica, la tavola reagisce bene e le gambe non risentono della risalita ed attutiscono i cambi della neve. appena arriva l'ombra i grumi ed i segni aumentano ma la voglia di surfare è tanta e così continuo curvare ,una dopo l'altra e tutto va bene. man mano che scendo l'animo si alleggerisce e l'esperienza si arrichisce.
il canale termina e la sensazione è unica. ora manca un'altro bel tratto ma nulla a che vedere con quello appena passato. gioia immensa e felicità (vedi la mia foto).
proseguiamo verso valle e stacchiamo forse un po' troppo presto ma il rischio di grattare era assai elevato, un signore local ci dice che si può proseguire ed effettivamente una lingua di neve porta quasi fino alla macchina.
alle 11.30 chiudiamo le porte e ci dirigiamo ad una gran birra ed un piatto di polpette in onore di questa splendida valle che oggi ha voluto ospitarci ed accoglierci nel migliore dei modi.
nicola

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apr 29

Val de Mesdì fine Aprile 2012

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alt Guarda le foto di questa relazione nell'album val di mesdì



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28/04/2012
Sempre io e samuele, due settimane fà dopo essere scesi dalla lasties con il brutto tempo, ci eravamo ripromessi di tornare per il nostro obiettivo principale: la val setus.
anche questa volta siamo stati "rimbalzati" non per colpa del brutto tempo ma l'esatto contrario: un sole eccessivo.
eh sì dopo 10 giorni di nevicate abbondanti e 3 gg di sole per l'assestamento sembrava proprio tutto perfetto, sembrava appunto, in quanto l'imprevisto caldo africano di ieri (zero termico a 3.500mt) ha scaldato vermente troppo in pochissimo tempo.
Arrivati al parcheggio della funivia sass pordoi il termometro segna +8, sono le 7.30 del mattino, si capisce ben presto che è una giornata atipica.
Il sole è magnifico ed il cielo limpidissimo, ci prepariamo ed iniziamo a salire verso la forcella Pordoi. Questa volta avendo visibilità scegliamo di seguire il sentiero estivo sulla destra, sale più regolare ed è più comodo. Dopo i primi 100mt, con la splitboard, sono costretto a mettere i rampant. La neve è durissima, quasi ghiacciata, effetto della presenza scarsa sui lati sud, di un po' di vento che ha lavorato e della fusione e rigelo degli strati superiori. Tutto intorno i canali hanno già scaricato e questo mi conforta.
E' impressionante quanta neve c'è (bhè non proprio sulla salita), pensare che per tutto l'inverno e fine a fine marzo il sella è stata meta da evitare...
La salita alla forcella Pordoi è proprio "bastarda", si presenta come una monata, abbastanza corta, si insomma anche un bambino salirebbe. Eppure tra ghiaccio, slavine e vento l'ultima parte è sempre da bestemmie con tenuta al limite ed il pensiero fisso "mò stacco tutto e salgo con i ramponi".
Arriviamo sopra la forcella e si apre il paradiso, un sole magnifico ed il sella tutto bianco.
Non c'è nessuno, ancora non ci credo ma cavolo non c'è proprio nessuno.
Siamo solo noi due... pazzesco.
Iniziamo la diagonale verso il Boè e gli effetti del ghiaccio superficiali ed il sole creano delle sensazioni uniche (vedi foto).
Anche qui la progressione, seppur su terreno facile, risulta non proprio agevole. La neve alterna tratti ghiacciati ad altri in cui si sprofonda. Alla fine attacco e stacco i rampant molto spesso. Arrivati sotto al Boè perdiamo quota ed entriamo nella conca, meglio una breve risalita che una diagonale in ombra ghiacciata.
Arriviamo a dieci metri dal rifugio, ci abbiamo messo 2h e 45. I tempi sono giusti come da programma, io e samuele guardiamo la sella del pisaddù, ancora un'oretta di sicuro, e poi la discesa e la risalita per imboccare la val setus. Si insomma ancora tre ore per arrivare al passo gardena. Sono le 10.15 e la neve ora è perfetta, inzia un filo a mollare ma è perfetta. Io e samu ci guardiamo, abbiamo già capito, e che cavolo scoccia però, è una giornata fantastica e siamo a più di metà... però però... però cazzo è vero fra due ore quando dovremmo entrare in val setus questo caldo africano avrà reso la neve veramente pesante... forse troppo. Io con la tavola ne vengo fuori, per Samu con gli sci forse è un po' troppo.
A malincuore decidiamo di allungare la pausa e scendere per la val mesdì approfittando di trovarla "vergine" (assolutamente impensabile per un itinerario del genere) con la neve al top. E' stata veramente una decisione molto combattuta.
Cambio setup salita-discesa e ci buttiamo dentro il canale iniziale. Sono avido ed approfitto di una piccola pausa di Samu che si ferma un secondo a guardare il primo pezzo. Questa valle l'ho fatta circa 3/4 anni fa, ma era tutto diverso, c'era la funivia, c'era gente e ne sapevo un po' meno di oggi. La memoria del pendio riemerge e così decido di farlo tutto d'un fiato. E' proprio bellissimo, pendente ma non stretto. Sul lato sinistro dove il sole è arrivato c'è un firn che permette molto, nel lato destro in ombra il ghiaccino che non ha ancora mollato vuole maggiore sensibilità. Che bello, prima due curve un filo più strette giusto per prendere le misure e poi via molla tutto e con quattro curve sono fuori dal canale.
Mi fermo e guardo dietro, che senso di pace assoluta e davanti c'è ancora tutta la valle da fare completamente intonsa, senza anima viva, con la neve segnata solo dalle slavine.
Non credo serva scrivere altro della discesa di un itinerario fin troppo inflazionato, ma che fatto in certe condizioni (come oggi), riacquista tutte quelle qualità naturali proprie percui nulla ha da invidiare ad altre escursioni più selvagge.
Già in fondo, purtroppo, come al solito la colpa è dell'uomo.

saluti
nicola

PS: appena usciti dal canale e senza aver dovuto attendere troppo tempo la neve era veramente pesantissima e fradicia, alla fine la decisione è stata perfetta. Non oso pensare che pappa avremmo trovato due ore dopo.

feb 05

Rifugio Pellarini dalla Val Saisera 04 Febbraio 2012

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alt Guarda le foto di questa relazione nell'album rifugio pellarini



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Le previsioni davano brutto e il bolletino come al solito riportava che a est di neve non ce n'era. Che fare? Ho deciso che quest'anno a meno di lunghe migrazioni ancora da progettare approfitto per andare in uno dei luoghi che mi affascinano di più: la val Saisera.
Ho iniziato due settimane fà con lo Jof Miezegnot e considerato che è l'unica vallata in regione spolverata di bianco (perchè dire che c'è neve è un'eresia) ho deciso di proseguire.
La curiosità, che poi si tramuta in passione, di scoprire questi luoghi è dovuta a più fattori: il primo è senz'altro il sentiero ceria-merloni con cui mi sono avvicinato a queste montagne ma dal versante senza dubbio più ospitale (gli altopiani del montasio), il secondo la lettura del libro "Non si torna indietro" di L.Beltrame biografia e molto di più di Ernesto Lomasti, il terzo perchè credo che in questi luoghi nulla è facile e niente arriva senza fatica.
 Tornando a ieri ed avendo in mente solo la meta (Sella Nabois) ma non come arrivarci (splitboard o solo a piedi considerando lo scarso innevamento) ho caricato tutto in macchina: tavola, ciapse, scarponi da sno', scarponi da montagna, ramponi, etc). Parto da PN verso le 6.20 con l'idea che vado sù con la tavola e se trovo duro la metto sulla schiena e proseguo con i ramponi, entrato in autostrada a osoppo cambio idea e mi dico che considerato che non ci sono perturbazioni tanto vale fare un po' meno fatica ed andare solo a piedi, all'uscita delle gallerie dopo l'uscita per sella nevea sembra di arrivare in un altro mondo. Una bufera di neve con temperatura di -10 in valle e raffiche di vento da spostare la macchina, visibilità non proprio pessima ma quasi.
Vado avanti anche se ho pensato più volte: "chi me l'ha fatto fare di svegliarmi presto e venire qui". Per inerzia proseguo fino all'uscita della valbruna ed il tempo è sempre più brutto. Come due settimane fà mi fermo appena entrato in paese a far colazione in un piccolo market con bar gesito da un ragazzo gentilissimo. Si stà parlando del fatto che in tutta italia nevica (e non la vogliono) mentre qui non viene giù nulla. Guardiamo fuori ed i fiocchi sono minuscoli e non si appoggiano nemmeno al terreno per colpa del vento veramente forte. Finisco il caffè e dentro di me stò pensando di tornare indietro poi gliela butto là per vedere la reazione di un local: "eh oggi volevo fare la sella nabois...", lui mi guarda con la faccia tipo "ma cosa stai dicendo?" però è gentile e non aggiunge altro. Poi mi spiega che l'altro giorno era salito fino alla cima dei cacciatori ma non c'è neve per sciare, manca il fondo. Gli rispondo che per non buttare via la giornata potrei andare almeno fino al Pellarini, lui ci pensa un attimo e mi risponde con sicurezza: "sì sì bhè al Pellarini oggi può andare bene". Pago e lo ringrazio, ma dovrei farlo molto di più, ero da solo ed ogni tanto serve quella spintina in più per avere piena fiducia delle proprie sensazioni.
Parcheggio e parto ramponi ai piedi, ciaspe sullo zaino e stop, decido che la giornata sarà propedeutica per vedere l'itinerario. Seguo il sentiero 616 dal parcheggio fino al Rifugio, l'attenzione và riposta sopratutto nella prima parte dove ci sono vari bivi tra sentieri, pista da fondo e letto del saisera. Il mio consiglio, se non si conosce bene il posto, è di non tagliare perchè è facile finire da un altra parte e fare un sacco di strada per niente.
I primi 200mt sono nel bosco fitto, con uno sviluppo di tutto rispetto. Quando si arriva sotto le pareti del Piccolo Nabois si incomincia a tagliare verso sinistra (se si rimane nel sentiero è impossibile sbagliare). Dopo poco appare la parte nord del Grande Nabois veramente immensa ed imponente (e piena di cascate di ghiaccio). Nel frattempo la bufera non smette ma almeno nel bosco il vento non si sente, un po' di neve però incomincia ad accumularsi.
Terminata la parte larga del sentiero si arriva sotto al salto di rocce che separa la valle bassa da quella alta, si prosegue su traccia più stretta e pendente con un lungo traverso (non nel senso di lamina però) che con poca neve riserva più di qualche insidia per risalirlo sci ai piedi figuriamoci con la split (alti gradini, curve e controcurve strette), superato un piccolo parapetto di legno il sentiero diventa più comodo. Usciti dal bosco la vista dovrebbe essere grandiosa: il Grande Nabois a destra, a sinistra le Cime delle Rondini e poco più in là le Cime Vergini. Oggi si vede veramente poco ed una volta che gli alberi si diradano ancora meno. Comunque un po' di tracce mi aiutano ed inoltre il Pellarini finalmente si mostra quindi proseguo. Gli ultimi 100mt prima del rifugio sono un po' un calvario in quanto il vento ha creato zone di accumuli parecchio profonde, con solo i ramponi sprofondo a volte fino alla vita e anche di più, però manca poco. Attraversare questi pendii non mi fà proprio piacere, i pochi alberi sono tutti tirati giù, l'inclinazione sale, ci sono accumuli, siamo a -10, ora stà nevicando di brutto e fino a ieri c'era solo ghiaccio ... la ricetta è completa. Scelgo di salire tra pezzi un ò meno aperti e raggiungo il Rifugio, ci ho messo 2h e un quarto ma vacca boia se sono stanco, in più guardo la Sella Nabois nei pochi momenti in cui appare e vedo che da qui manca almeno un'ora e mezza come minimo. Anche ad esser qui con la splitboard questo è un gitone, come al solito nulla in questa valle è semplice. Entro nel ricovero invernale mangio un po', bevo il thè e firmo il libro.
Dopo 10 minuti mentro inzio la discesa però ci penso. In fondo è stanchezza mentale più che fisica, sono troppo abituato alla salita molto pendente che in poche ore sei arrivato. Questi itinerari e queste montagne necessitano di un approcio completamente diverso e forse è anche per quello che non proprio tutti ci vengono. E così passo dopo passo mi guardo le possibili varianti per la discesa e pian piano una parte più carina di boschetto si lascia intravedere e così inizio ad immaginare che forse non sarà una discesa proprio continua ma che ne varrà la pena. Insomma non sarà proprio una passeggiata ma questo è di sicuro un arrivederci a condizioni più ottimali, forse ad una più lunga giornata di sole primaverile (esattamente la stagione che "i vecchi" ritenevano giusta per inziare a fare scialpinismo).
Atro elemento oggi di forte impatto: sono partito da solo e sulla mia strada ho incontrato solo le orme di un camoscio. Non bisognerebbe mai andare in montagna da solo ma sarei ipocrita a nascondere che è forse il miglior modo per godersi i luoghi naturali. Sentirsi vulnerabili, piccolini, senza aiuto tende a farci rispettare maggiormente ciò che ci circonda. 
nicola

gen 23

Jof di Miezegnot 21 Gennaio 2011

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Ad est si sà non ci sono condizioni però di starmene a casa non avevo voglia. Non ho giorni a disposizione per andare vicino al confine dove sembra che le neve cada solo lì.
Su thetop.it leggo una relazione di una salita nelle alpi giulie che mi sembra adatta ad una giornata in solitaria con una nevicata recente dopo mesi di penuria.
Guardo la carta  e mi convinco che non sarà l'uscita del secolo però l'ambiente delle giulie è uno dei miei preferiti ed il fatto di essere da solo mi deve far stare tranquillo.

Per la relazione rimando al link: http://www.thetop.it/index.php?page=view_abs&n_abs=15594&visto=yes
Si può trovare anche nel libro di Candolini, gruppo del montasio.

Punti positivi: ambiente fantastico, severo e magnifico (come si può vedere dalle foto); gita sicura anche con grado 4; itinerario poco battuto.
Punti negativi: discesa pressochè inesistente; bosco fittissimo e sciabile solo con almeno 1mt di precipitazioni; nonostante possa sembrare una gita breve lo sviluppo è di gran lunga più importante del dislivello; parecchi su e giù che costringono al ritorno a sgancio degli attrezzi.

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Mie considerazioni: sono felice di aver fatto questa uscita, come si può capire dalla foto del mio faccione mi sono fermato all'anticima in quanto le condizioni per una salita proprio non c'erano. La val saisera è fantastica ed impone sempre una reverenza importante anche in uscite abbastanza elementari come questa.
Premesso tutto ciò quest'anno inzio a collezionare un po' troppe uscite da masochisti. Indubbiamente le scarse condizioni di innevamento hanno inciso molto sull'itinerario. Però il fatto che si svolga per il 90% all'interno del bosco è un elemento da considerare. La prima parte fino al rifugio Grego è un bosco anche abbastanza aperto ma l'ho trovato con 2cm di neve sufficienti solo per montare le pelli in salita (in discesa la tavola è finita sulla schiena).
L'altro bosco fino al bivacco degli alpini a quota 1890mt è fittissimo e la salita si svolge lungo il sentiero estivo che diventa presto un binario largo poco più di 40cm. Certo se ci fosse 1mt di neve si potrebbe scendere lungo il rio che porta dalla cresta finale fino alla casera Somdopgna, ma considerate le condizioni attuali da scordarselo. Quindi anche per questa parte in salita, seppur con qualche inconveniente sui gradini più evidenti, cmq si riesce a salire. In discesa per più di metà sentiero ho tenuto la tavola ai piedi ma specifico che pur andando piano bisogna controllare bene l'attrezzo, non c'è possibilità di intraversare la tavola per frenare e quindi vanno utilizzati solo i bordi spesso scoscesi e pieni di pietre e radici. Il rischio dovuto ad un cattivo controllo è volare giù per ripidi pendio in mezzo ad alberi, rovi e senza neve.
Una volta usciti dal bosco l'amara sorpresa: in alto di neve non c'è n'è, il vento ha spazzato tutto. E diciamoci la verità anche se ce ne fosse stata non mi sembra poi una gran sciata. Con più neve di sicuro si potrebbe scendere nel canalino proprio sotto alla cima ma ciò poi costringerebbe ad una diagonale tirata per riguadagnare la cresta vicino al bivacco, e non oso pensare cosa succederebbe su quei pendi con parecchia neve se tagliati in maniera così netta. Un canale carino è quello che dall'anticima porta direttamente al bivacco (circa 150mt) e direi che è finita qua. Poi appunto il bosco fino alla sella sodopgna, poi togli tutto risali al grego e poi discesa nel bosco fino alla macchina (che ho fatto a piedi).
Direi che alla fine sono contento di averla fatta, ma quasi di sicuro non la rifarò.

Sperando che qualche fiocco venga anche dalle nostre parti, la prossima volta proverò sella nabois, forse lì una sciatina ancora si riuscirà a fare.

saluti, nicola

gen 10

Marmolada - 07/01/2012

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Trattasi di foto recenti, cioè della salita del 7 gennaio, e per me si tratta di cosa rara.
Ormai il mio cellulare ha una patina costante davanti all'obiettivo ma questa volta le immagini rendono un po' l'idea di quanto ho trovato.

Con bollettino grado 3, partire con gite dai 2000mt in sù non è proprio una gran idea.
Ma la neve al momento nel nord-est è solo lì, anzi mi correggo non c'è nemmeno lì.
E' veramente assurdo, il vento ha fatto disastri non c'è neve e quella poca che c'è è pericolosissima.

Io e Samuele partiamo dalla diga questa volta, siccome il primo pezzo della pista è senza neve gli propongo di salire per il sentiero estivo. Mi guarda e mi dice che sono scemo, però mi segue. Il pezzo è carino e la salita lentissima, il vento ha spostato tutta qua la neve, battiamo traccia in mezzo a mughi e arbusti con mezzo metro di farina incosistente. Serve per fare esperienza mi dico e ci credo.
Poco prima di arrivare sulla pista attraversiamo l'unico pezzo aperto battuto dal vento e mentre ci sono sopra ringrazio che non faccia più di 20° perchè sento un tonfo sordo da pelle d'oca e vedo una crepetta da lastrone da vento lunga trenta metri.
Parlo con Samuele e qualsiasi velleità di percorso scompare (lui l'aveva già fatta scomparire ieri ma io in fondo ancora ci speravo), ci diciamo che arriviamo sotto lo spallone (solitamente sicuro) e poi vediamo com'è.
Continuiamo a risalire per la pista deserta e battuta dal vento a 50 km, incredibile sull'altro versante hanno aperto la funivia e scoprirò sulla strada verso malga ciapela che sono formiche, da questa parte in tutto siamo in 4 e nemmeno negli stessi orari.
Arriviamo a Pian dei Fiacconi e capiamo ben presto che c'è poco da fare, il vento ha distrutto tutto ciò che potrebbe essere sciabile. Lo spallone da qui sembra uno specchio vetrato. Procediamo ancora un pò, risaliamo fino a spuntare oltre la linea del sasso delle dodici e poi decidiamo che il nostro per oggi l'abbiamo fatto.
Smontiamo tutto ed inziamo la discesa, scendiamo in parte al sasso delle dodici e la neve è difficilissima. Tutta crosta ed accumuli misto sassi appena nascosti. Faccio fatica io con la tavola a galleggiare e rompere la crosta figuriamoci Samuele con gli sci (che sò mi stà odiando).

Il resto è cronaca di rientro, una birra, una zuppa e l'idea che tra noi ed il divano almeno stavolta abbiamo vinto noi.
Certo che se non cambia il tempo qui a nord-est la vedo grama....
saluti
nicola

gen 10

Sella Ursic - Gruppo del Canin - 24/12/2011

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altra foto di repertorio, ma almeno questa volta l'uscita è più recente.
tra l'altro trattasi di sella billapec e non della ursic, ma ahimè tocca accontentarsi.

Preso dalla disperazione e prima che i pranzi e cene natalizie e capodannesche mi sequestrassero mi decido di andare a cercare neve a Sella Nevea. Questa volta sono solo, e così scelgo un itinerario sul sicuro ma che dovrebbe dare grande soddisfazione.
Salire da sella nevea, arrivare in sella ursic, scavallare e poi risalire sella billapec e raggiungere il rifugio Giberti. Il tutto da fare con calma e con il nuovo attrezzo (splitboard).
Parto presto da casa e alle 8.30 sono pronto sulla neve e risalgo la pista. Senza troppe voltate la splitboard è eccezionale e mi bevo i 700mt di dislivello per arrivare al Giberti in un'ora e un quarto (mai successo).
La salita è già tracciata e così seguo chi precede (tutte tutine con due stuzzicadenti ai piedi).
Arrivo al primo canalino ed è già ravanato, la neve è inconsistente, cioè è solo riportata quindi ce ne poca e dove ha fatto gli accumuli anche se c'è un metro non tiene nulla.
Stacco tutto e risalgo a piedi, inoltre perchè sono mona invece di aggangiare la split allo zaino la porta in spalla tanto sono solo 80mt (che scemo che sono...).
Esco dal canalino schifezza misto inferno ed ho già sudato 7 camice, però mi dico che il peggio è passato ed adesso c'è solo da divertirsi. Appunto.
Il tempo cambia e quel poco di sole scompare ed inizia il vento, la conca versa sella Ursic è già macinatina ma tanto che importa devo scendere sull'altro versante...
Arriva il secondo canalino (100mt un po' pendenti e tutti di neve riportata ed accumulata), le tutine hanno tracciato proprio lì, io sarei salito da un'altra parte avrei raggiunto una selletta allungato lo sviluppo ma poi proceduto tutto in crestina senza mille svolte. Ma mi dò del mona e mi dico "ma questi fanno gare vuoi saperne più di loro??". E così li seguo, ad ogni voltata li invidio: questi sembrano cavallette io un elefante. Uno di loro si spacca persino uno scarpone e così fiero gli dico: "se vuoi guardo cos'ho nello zaino?", lui mi fa segno che non serve, passa avanti e poi dopo 50 mt si ferma e mi aspetta. Mi tolgo lo zaino e parte l'inventario (ramponi, picca, piumino, rampant, felpina, thè, biscotti, casco, pala, sonda e sacchetto porta tutto compreso dello spago), lui mi guarda come si guarda un marziano... però il mio spago lo prende e lo usa. Mi saluta e scompare all'orizzonte in circa 10 secondi.
Io inizio a smaddonare veramente, la neve non tiene nulla ad ogni inversione perdo 3 mt, così decido di togliere nuovamente la tavola e salire a piedi. Peggio di prima, la pendenza è maggiore e c'è più neve, sono dentro fino alla vita e mi ostino a portare la tavola in mano (mona tre volte). Finalmente su un pezzo di ghiaccio i miei scarponi fanno presa e mi isso all'uscita del canalino, bene ora mi rimane una piana schifosissima prima della sella.
Bhè poveretta la piana è anche bella, ma considerando che ora il vento tira forte, io sono sfinito per aver camminato nella neve per mezza giornata e quindi dovrò scendere per dove sono salito.
Arrivo in sella e l'ambiente è sempre magnifico, mi riprometto che ci tornerò e finirò il giro. In quel versante si arriva sotto il Canin e la discesa sembra molto divertente.
Riguardo l'itinerario di salita, bene! Anche quel pò di luce che c'era è stata coperta dalle nuvole così non si vede proprio più nulla di gobbette, accumuli&affini. Infatti nella piana arrivato ad un passo dal primo canalino mi incarto e ravano ancora un po' che mi mancava.
Sul canale sono spazientito e mi lancio per aggredirlo, per fortuna gli sciatori sono tutti scesi a destra e così vado a sinistra in mezzo ad alcune roccette cercando un po' di pendenza, vedo un saltino, arrivo sul dente e sotto c'è una tutina che sta salendo... va bhè non è giornata, curvo e riprendo la discesa ed il pezzo bello è già finito. Conca smacerata e canale finale ormai in stati a dir poco pietosi, riprendo la diagonale verso il Giberti ed ovviamente è troppo poco pendente per arrivare fino alla fine e così mi trovo nuovamente a camminare sulle uova sprofondando fino alla vita.
Arrivo al Giberti contento come una Pasqua, mangio pasta e fagioli, e considerando la fortuna e la pista chiusa fino al parcheggio mi evito di essere l'unico a beccarsi una multa oggi. Prendo la cabinovia per scoprire che l'arrivo è due tornanti più sotto rispetto a dove ho parcheggiato la macchina.
Chissà perchè non riesco mica ad essere incazzato, metto via la roba e mi ripeto "in fondo sono stato in montagna".
saluti
nicola

gen 10

Forcella del Dente - Sassolungo - Marzo 2010

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Uscita di repertorio, perdonate la non attualità ma l'astinenza da precipitazioni favorisce il rifugio nei bei ricordi.

A parte gli scherzi, trattasi di gran bell'uscita nel comprensorio del Sassolungo in un ambiente magnifico ma facilmente accessibile. Unica difficoltà ma che potrebbe essere bloccante, un canale di circa 200mt (forse un po' di più) bello pendente, non sò i gradi giudicate voi. Da percorrere ovviamente con nevi sicure alemno il primo tratto.
Nel caso si può entrare dalla forcella del sassolungo meno pendente ma senz'altro molto meno solitaria rispetto a quella fatta da noi.

[video:http://www.youtube.com/watch?v=4uZwgLhybiQ&feature=endscreen&NR=1 300x300]

Si parte dal passo sella e specificatamente dalla seggiovia che porta verso il sassolungo, scesi si sale sulla cresta dietro la seggiovia e la si percorre tutta fin sotto i paretoni meravigliosi poco a sinistra delle 5 dita. L'ambiente è grandioso e a roccia è spettacolare, rosa come il sederino di un bambino. da qui si calzano sci o tavola e si percorre un lungo diagonale fino alla Torre Innerkofler. Il pendio è sempre esposto ai raggi del sole e quindi la neve solitamente è assestata, ma vale semrpe la regola che nel dubbio meglio stare basse e poi farsi qualche metro in più in risalita.
Il canale è facilemente riconoscibile, sono circa 300mt a sinistra appunto della torre.
La pendenza si fà subito sostenuta ma in fondo si tratta di un breve strappo, occhio che se si arriva troppo tardi con neve trasformata si ravana un bel pò.
Arrivati in forcella arriva il bello, attenzione che può crearsi un po' di cornice ma dovrebbe facilmente essere aggirabile risalendo ai lati. L'ingresso un pò di adernalina la mette, ma poi acquistata l'indispensabile sicurezza si gode e basta.
L'uscita dal canale è magnifica in una conca generalmente con neve splendida, qui si può sciare liberamente dove si vuole con l'accortezza di passare poco sotto il rifugio Vicenza e portarsi poi sul versante destro orografico oltrepassando i cavi della teleferica di servizio al rifugio. Ora manca solo l'ultimo tratto del rado boschetto che porta alla strada di collegamento tra l'Alpe di Siusi e Monte Pana. Con un po' di fortuna si può aguantare l'autobus che passa, altrimenti si rientra a piedi. Arrivati al Monte Pana si può rientrare al passo Sella o con gli impianti (verso il ciampinoi e via di seguito) oppure scendendo a Santa Cristina con i mezzi pubblici.

Traversata consigliatissima, poco dislivello e tanto divertimento, inoltre verso la fine si può intravedere uno dei prossimi obiettivi! chissà??!!

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nov 14

Marmolada Punta Rocca - Splitboard - 12 Novembre 2011

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avverto prima... trattasi di foto di repertorio
...e pure del periodo preautunnale.

e perchè direte voi?
Immagino già i vostri pensieri: "sei andato da PN fino al passo fedaia, ti sei alzato alle 5.55 AM, ti sei fatto due ore e mezza di strada, 1250mt di dislivello in salita e non hai nemmeno fatto una foto?? neanche con il cellulare???"

ebbene sì avete ragione, non ci sono spiegazioni logiche se non quella di spiegarvi un mio grandissimo difetto: mi piace talmente quell'effetto che si crea di simbiosi con l'ambiente quando vado in montagna, tanto che l'idea di fare una foto (e tornare nel mondo della pianura razionale) incute in me la paura che l'incantesimo si spezzi.

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nov 01

Prima sciata in Marmolada

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alt Guarda le foto di questa relazione nell'album Prima sciata in Marmolada

Itinerario non molto impegnativo dal punto di vista tecnico, ma sono sempre 1200m di dislivello. Finalmente ho la possibilità di provare la new entry per questo inverno i Black Diamond Quadrant. L'appuntamento è alle 6 di fronte al negozio Nico's Alp di Roveredo in Piano, con Flavio e Saul, poi alle 7 incontriamo Renzo a Ponte Nelle Alpi. Alle 8 siamo pronti, al Passo Fedaia, la giornata è splendida, non ci sono nuvole e siamo tra i primi a partire. Il primo tratto lo facciamo a piedi, seguendo la strada che scende dalla pista, poi dopo circa 150m di dislivello riusciamo a calzare gli sci. Saliamo con buona andatura e percorso libero sino sotto al Rifugio Serauta, poi si prosegue su di una comoda traccia l'evidente percorso sino a Punta Rocca. L'impegno fisico nell'ultimo tratto è abbastanza forte, e come al solito Renzo prende le distanze, io lo seguo  con fatica, mi fermo a fotografare e a rifiatare, il panorama diventa grandioso, sembra di stare in un altro pianeta, le montagne attorno sono ancora tapezzate dall'erba ormai ingiallita, mentre noi siamo qui sul ghiacciaio, spettacolare. Passiamo a fianco ad alcuni crepacci ancora aperti, e poi siamo in cima, dove un gatto delle nevi si offre come comodo appoggio per le nostre stanche gambe.

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mag 10

Tofana di Rozes con gli sci

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Guarda le foto di questa relazione nell'album Tofana di Rozes 01-05-2011

Maggio 2011

Era un po' di tempo che pensavo alla Tofana di Rozes da fare con gli sci, la pulce nell'orecchio me l'aveva messa Flavio, una salita impegnativa per me al secondo anno di scialpinismo, da non sottovalutare,

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