sabato 18/12/2010
da cima vacche il cimon di palantina
Sveglia presto, nessun compagno d'avventura, mi preparo e parto.
Durante il viaggio un bel po' di neve per strada, mi fermo a far colazione appena uscito dall'autostrada e penso di essere un po' in ritardo e che troverò un bel po' di macchine in parcheggio.
Arrivo a Col Indes in un'atmosfera irreale: è tutto bianco e non c'è nessuno, ma veramente nessuno. Un brivido mi assale: "ma vuoi vedere che ho visto male il bollettino e invece di pericolo 2 hanno messo 5??". Nel frattempo mi cambio, scarponi, pantaloni, zaino, tavola e ciaspe in mano e penso "va bèh, vado sù per la dorsale e se poi non mi fido della situazione scendo per dove sono salito, lì per forza è sicuro".
Imbocco la stradina asfaltata tutta imbiancata, ci sono giusto le impronte di due copertoni, devio a dx lungo quella sterrata, anche qui tutto ricoperto da dieci centimetri di neve immacolata e le mie sono le prime ed uniche impronte, mai successo e la sensazione è bellissima.
Arrivo all'attacco della lunga dorsale che porterà alla cima, l'anno scorso ero salito per la via più diretta frontale... che scelta assurda avevo fatto, l'itinerario in cresta è magnifico ed anche se ha più sviluppo la vista è sempre apertissima. Si parte dal bosco, cmq molto comodo il sentiero è ben riconoscibile e la pendenza è costante, poi arrivano i maledettissimi mughi che si aggrovigliano alle mie ciaspe con una facilità estrema e poi arrivi alla cresta che si affila sempre più fino alla pala finale abbastanza in piedi ma assolutamente sicura. Quest'ultima parte richiama le creste delle alpi occidentali nonostante qui siamo a un'ora da casa e neanche a 2000m.
La giornata è bellissima, il sole pian piano è venuto fuori, il cielo è terso, il freddo è pungente.
Mentre salgo mi guardo dietro... non c'è nessuno, ma proprio nessuno nemmeno sul Guslon nemmeno sulla Palantina insomma mi sembra di essere l'unico ad essere venuto in Alpago.
Ultimi passi, la nostalgia per aver quasi finito fa a cazzotti con la soddisfazione di essere arrivato in cima, mi copro, preparo la tavola, tolgo le ciaspe, metto il casco e guardo il primo pezzo (ammetto è quello che mi piace di più). Mi viene in mente il bollettino: "grado 2 tranne gli accumuli a nord sopra i 1900mt, da evitare", ci penso un po' sù e poi faccio come dicono loro in fondo hanno sempre ragione.
Finalmente in cresta vedo qualcuno, anzi parecchi, è un bel gruppo che in fila indiana stanno spuntando dal bosco ed inziano la cresta. Oramai sono qui da un po' e così inzio a scendere, prima traccia ed unica ancora per qualche minuto, incrocio il gruppo e scambio due chiacchiere: "fondo durissimo, questi pochi centimetri di polvere non sono sufficienti (tra me e me penso: piuttosto che niente è meglio piuttosto)". Avevo seguito il filo di cresta per i primi dieci metri poi vado giù dritto, bisogna stare un po' in guardia perchè si tende a filare parecchio, la sciata dev'essere tecnica per forza, poi arriva il bosco, un po' di zig zag, un po' di rami sul muso, mi sfracello due dita in una curva perchè prendo un sasso appena nascosto dalla neve e rifaccio completamente nuovo il fondo della mia amata tavola perchè sono stupido ed appena vedo cinque centimetri di neve non ci penso nemmeno a levarla e scendere a piedi.
Arrivo alla macchina giro la tavola e piango, poi guardo la cima ed intravedo un paio delle mie curve, ringrazio le montagne per avermi regalato questa magnifica giornata.
la cresta finale dalla cima
Guarda le foto di questa relazione nell'album cima vacche
E' il mio primo Guslon della stagione.
Amo questi posti e così anche in condizioni non proprio "morbide" la giornata alla fine è sempre straordinaria.
Partenza alle 8.30, nonstante il sole, fa un po' freddo, la neve non è molta (non si scia fino a 1.500mt) e il fondo è durissimo.
il bollettino del fvg dava grado 1 e consigliava ramponi, ammetto che non li ho usati, ma averli nello zaino mi dava quel po' di sicurezza per niente male (complimenti ai responsabili del bollettino indicazioni ottime).
Salita veloce (sopratutto grazie al fondo semighiaccio) e discesa a fior di lamina, sulla cresta prima di entrare in nigonella, tre curve han trovato una neve ammorbidita dal sole.
Pensavo di trovare molta gente invece tutto sommato non c'è stato un grande assembramento, alcuni hanno aspettato a salire sperando che verso mezzogiorno la neve mollasse un po'. a mio parere non avrebbe mollato nemmeno con 48h di sole cocente.
Da sù la vista era come al solito però: mozzafiato.
saluti
nicola
Guarda le foto di questa relazione nell'album Palon De La Mare
Guarda le foto di questa relazione nell'album Tofana di Rozes 3.225m
Il 1° Maggio era una di quelle giornate che non sai come vanno, la sera prima guardi il cielo ed è completamente coperto, ci pensi, non sai se mettere la sveglia oppure no. Alla fine la sveglia suona, la prima cosa che fai è quella di tirare la tendina, è buio, chiaro, sono le 04:00 ma in cielo neanche una nuvola, si va.
L' unico pericolo che trovi a quell' ora sulla strada per Cortina sono i Cervi, ad Erto è meglio stare all' occhio, te li trovi davanti alla macchina, sembra che ti dicano: "ma devi proprio passare di qua?". Arrivo a Cortina, prendo la strada per il Passo Falzarego, arrivato all' imbocco, a destra, della stradina del Rifugio Di Bona, 2.089m, svolto e comincio a salire. Anche questa è un' incognita, la neve rimane nella strada fino a stagione inoltrata, comunque salgo, trovo solo alcune chiazze, in breve arrivo al Di Bona, le auto già arrivate sono una quindicina, alle 06:00 parto con gli sci ai piedi, davanti a me 5/6 persone.
Sopra il rifugio, il pendio è molto aperto, mano a mano che si sale ci si avvicina al canale un po' più ripido che porta all' ex Rifugio Cantore. Per la progressione nessun problema, neve assestata e dura ma non servono i rampant, in breve esco dal canale e supero i vari ruderi del Cantore, scatto qualche foto dal buco nella roccia verso la Val Travenanzes e riparto verso la spalla della Tofana. Qui la pendenza aumenta, la prima parte del pendio, dove non arriva il sole, presenta neve molto dura, non bastasse sono scese numerose valanghe di superficie, decido di andare avanti senza rampant, anche perchè per gli attacchi che sto usando non li ho. Supero questo tratto con qualche acrobazia e vado oltre, in breve arriva il sole e subito dopo sono sulla spalla, una breve pausa è d' obbligo. Qui il versante cambia esposizione, per arrivare sulla cima il manto nevoso è completamente ghiacciato, la pendenza aumenta e l' esposizione è notevole, tolgo gli sci, calzo i ramponi e salgo l' ultimo pendio. Le nuvole vanno e vengono, fino a qui il sole ha tenuto ma so che non durerà, approfitto per scattare diverse foto della salita, la Croce di Vetta si avvicina, devo dire non senza sforzo, probabilmente la quota fa un po' il suo effetto, sono in vetta della Tofana di Rozes.
Davanti a me 3 ragazzi, ci salutiamo, foto di rito ma tutti si preparano per la discesa, arrivano le nuvole, questa volta non sono passeggere, dopo 30 min di attesa, nella vana speranza che se ne vadano, decido di scendere. L' idea era di scendere dalla diretta di Punta Marietta ma la scarsa visibilità e le condizioni pessime della neve mi hanno fatto cambiare idea. Anche gli altri scialpinisti non attendono oltre, partiamo con gli sci ai piedi dalla cima, leggera derapata e via la prima saltata, poi una seconda e così via, uno sguardo indietro e vedo che gli altri optano per una lunga derapata controllata. In effetti la neve ghiacciata del pendio sommitale non dava molta sicurezza, in breve mi affaccio al versante nord, le nuvole hanno avvolto completamente la Tofana, attendo qualche minuto, mi sposto leggermente verso una lingua vergine che avevo intravisto in salita. Il tempo mi concede alcuni minuti di buona visibilità ed io mi fiondo giù con alcune belle curve, in pochissimo sono al Cantore, purtroppo la neve fino a qui è composta da polenta mista a svalangamenti vari. Il canale sotto il rifugio non è da meno, neve con crosta mista a pappa, in qualche maniera scendo tenendomi verso destra, dove il solo ha trasformato, purtroppo il Di Bona si staglia davanti a me e segna la fine di questa gita. Sono le 10:00 e scatto qualche foto divertente di fronte al Rifugio Di Bona.
L' attrezzatura che ho usato è composta dagli sci Volk Amaruk montati con il nuovissimo attacco della Marker Tour F10, attrezzatura che sto testando da un po' di tempo. A breve la relazione dei materiali usati, intanto posso dire che continuo ad avere ottime sensazioni dall' uso di questi sci ed attacchi.
Grava Renzo
Guarda le foto di questa relazione nell'album Cresta del ressetum
La salita al Ressetum con gli sci è una classicissima di Claut, partenza doverosa al Pian del Muscol, circa 4 km dopo l' abitato, frazione di Lesis, circa 1.400m di dislivello, prima abbastanza monotona attraverso un bosco di faggi, poi a mano a mano che si sale il bosco dirada fino ad arrivare al pascolo ed in breve alla casera Pradut. Per salire ci sono due possibilità, seguire la strada forestale oppure la comoda mulattiera segnata con bollini Cai, entrambi partono subito dopo il pargheggio di Pian del Muscol.La casera è gestita in inverno e diventa un buon posto per mangiare una pasta o fare una pausa, da citare inoltre, il servizio navetta con il gatto delle nevi che porta fino in casera, per info sentire il gestore della casera, Danilo.
Guarda le foto di questa relazione nell'album Forcella del Pedole 1943m 11 Aprile 2010
Il solito gruppetto di amici ha deciso di entrare in Val Settimana, l' idea è quella di salire a Casera Senons e fare Forcella del Pedole, mi aggrego. Percorriamo la Val Settimana in fuoristrada cercando di evitare i numerosi sassi caduti in strada durante l' inverno, arrivati in Pussa, si possono percorrere ancora un paio di km verso Casera Senons, divieto di transito. Lasciate le auto, risaliamo per circa 1/2 ora con gli sci nello zaino, trovata la prima lingua di neve calziamo gli sci ed in breve siamo al pascolo della casera.
Guarda le foto di questa relazione nell'album Magor 2471m 10 Aprile 2010
Col Nudo, ma in Clautano si dice "Magor", è la montagna che vedo tutte le mattine da casa, verso Claut dà il meglio di sè con una gigantesca parete rocciosa che va dritta nel "Ciadin de Magor". Dal versante dell' Alpago è molto dolce, i pendii abbastanza sostenuti ma il tutto molto sciabile, è questo il versante che abbiamo salito sabato 10 Aprile 2010. Da dove abbiamo lasciato l' auto si cammina circa 1/2 ora, praticamente si risale il sentiero estivo fino al limitare del bosco, qui si calzano gli sci, siamo partiti tardi erano circa le 08:00.
Guarda le foto di questa relazione nell'album Piz Boé
Era il 28 Giugno 2009, l' anno scorso ma lo sappiamo tutti che è stato un inverno ricco di nevicate, così mentre molti scialpinisti si dedicavano alla roccia, io mi divertivo a salire la Val de Mesdì per raggiungere la cima del Piz Boè. La stagione era veramente avanti, arrivo che è ancora buio pesto a Colfosco,
Partiti con gli sci ai piedi appena sopra l'arrivo delle piste a San Vito di cadore, risalite le piste fino alla stazione di partenza, da qui per perdii sempre più ripidi fino a Forcella Piccola, neve trasformata e abbastanza ghiacciata, data anche l' ora di partenza, 06:00, quasi da rampant.
Abbigliamento tecnico, attrezzatura, calzature per la montagna, non dei migliori marchi ma i prodotti più giusti Leggi
Immerso nelle splendide montagne di Claut, l'Hotel Miramonti è il punto di partenza ideale per le vostre escursioni all' interno delle Dolomiti Friulane. Leggi
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