Guarda le foto di questa relazione nell'album Via dei Triestini
Esiste un periodo giusto in cui andare in montagna? No, sicuramente ogni momento è quello giusto, direte voi che amate la montagna. Condivido pienamente però, in un particolare periodo dell’ anno la montagna assume un tono diverso, si spoglia dei fronzoli e si veste di un nuovo mantello, questo momento è l’ autunno. Andare in montagna in autunno è tutta un’ altra storia, verso Ottobre arrivano i primi freddi, le giornate sono terse, il cielo ha un azzurro mai visto, che dire del bosco, ogni giorno cambia tonalità, nascono colori nuovi ad ogni sospiro di vento. Gli immensi boschi di faggio diventano rossi, l’ abete tende al marrone scuro, più in alto piccole piramidi acute di un giallo intenso fanno da contorno alla corteccia dei larici, quasi nero,invece per i mughi, esce la corteccia bianca della betulla, timida, in basso verso fondovalle. Il camoscio comincia a tingersi di nero a differenza del poderoso stambecco che preferisce un bel marrone, l’ amica marmotta forse è già al calduccio nella tana. Le temperature vanno sotto lo zero, i divertenti ghiaioni della passata estate lasciano il posto a scoscese ed insidiose discese dure come il cemento, al primo mattino spunta la rugiada, la trovi anche durante il giorno dove non batte il sole, la natura sembra diventare improvvisamente ostile, le crode sono fredde, le mani gelano. In giro non trovi nessuno, si parte alla luce delle frontali, fa proprio freddo, anche sotto il sole non si scherza, in questo periodo godi dell’ immensità della Grande Madre, ognuno può ricavare il proprio spazio, ognuno ha finalmente modo di pensare. Sei immerso in questo magnifico ambiente e puoi riflettere, ti guardi attorno, veramente lontano dalla vita quotidiana, dagli affetti e dalle disgrazie, dalle cime più alte la vista va all’ infinito, lo sguardo tocca vette lontane, i confini non esistono, specialmente quelli geografici. Ora puoi dedicarti alla Montagna, lo dico sempre, quella con la M maiuscola.
Eì in uno di questi giorni che decido di andare in Val Cimoliana, ad essere sincero la destinazione doveva essere una via in Dolomiti, ma la stellata della sera prima mi invogliava ad andare un po’ per valli, a scoprire un pezzettino della nostra storia. Chiamo l’ amico Giulio e gli comunico l’ itinerario, rimane entusiasta, anche lui era da un po’ che voleva fare questo giro, la nostra meta era la Via dei Triestini alla Cima dei Preti. Ad essere sincero non si tratta di una vera e propria via di roccia, assomiglia di più ad una Alta Via tipo Dolomiti, solo che qui, data l’ esposizione, l’ attrezzatura da alpinismo è consigliata. Partiamo alle 6 da Claut, 6:30 siamo in Pian Fontana, in Val Cimoliana, attraversiamo il torrente con le frontali accese e prendiamo il sentiero Cai n. 390. Oltrepassato il bosco, prima di attraversare il greto di un ruscello, troviamo una tabella che indica a destra Casera Laghet, proseguiamo diritti per una traccia di sentiero che attraversa dei fitti mughi. Seguendo il sentiero, non sempre evidente, risaliamo il greto asciutto al centro della valle, poco prima di una grande bastionata rocciosa, alla base di una cascatella troviamo il primo nevaio della Val del Drap. Il sentiero risale le rocce verso destra inoltrandosi in un canale erboso, si prosegue per labili tracce in direzione della Forcella Val del Drap 2.290 m. La giornata è stupenda, neanche una nuvola, il cielo è limpido ed azzurro intenso, fa freddo. Dalla forcella si vede il caratteristico foro nella roccia fra Cima Laste e il Tridente. La partenza della via di solito si trova in prossimità del foro, noi siamo saliti direttamente dalla forcella verso una grossa cengia formata da una lastra, da qui in breve sul filo di cresta. Il percorso da qui è obbligato, si segue la cresta fino alla Cima dei Preti, in successione si risalgono e discendono: il Tridente 2.418 m, Punta Patera 2.553 m, Cima Spellanzon 2.590 m, le discese sono sempre insidiose, sfasciumi e ghiaie costringono a valutare attentamente dove mettere i piedi. Noi abbiamo optato per la prima parte di traversata slegati, fino a dove le condizioni lo permettono, quando lo spigolo si è fatto più accentuato abbiamo preferito la progressione in conserva lunga. Opportuno avere alcuni friend medio piccoli, diversi anelli di fettuccia e la normale dotazione alpinistica, è sufficiente la corda da 30 metri. Nessun chiodo si trova lungo la via ad eccezione del traverso esposto dove sono presenti 3 chiodi, qui è da prestare attenzione, non tanto per l’ esposizione, tanto per la precarietà degli appigli. Da questo punto fino alla vetta la roccia diventa eccezionale, placche solidissime di calcare bianco, le difficoltà della traversata sono basse, III grado al massimo, anche l’ esposizione non è altissima, in compenso si tratta di una via molto aerea con un panorama eccezionale sulle Dolomiti, lo sguardo spazia fino al Grosslockner. A tratti, le rocce bianchissime contrapposte al cielo blu, formano una sorta di dipinto, se osservi attentamente rimani incantato da tanta limpidezza, intravedi ogni singola fessura nella roccia, non sembra reale. La progressione non è difficile ma neanche da sottovalutare, si prosegue lungo la linea dello spigolo, spesso si è sul versante Cimoliano, quello inclinato, mai verso il Cadore a strapiombo, comunque sempre su terreno appoggiato. Verso Nord l’orizzonte spazia su tutte le Dolomiti, in primo piano troneggia il versante Nord del Duranno, anche se, visto da questa angolazione, sembra addirittura piccolino, dallo spigolo partono delle gigantesche ed entusiasmanti placche di roccia che scendono a picco verso la Val Cimoliana. Dalla vetta di Cima dei Preti 2.706m, si può scendere per la normale, oppure, se si deve tornare a Pian Fontana, per il Cadin dei Cantoni. Noi abbiamo optato per questa seconda ipotesi, sceso il ghiaione sommitale di Cima dei Preti, abbiamo preso una evidente traccia di sentiero a sinistra. In breve, seguendo alcuni bolli rossi, si attraversa su roccette e cenge la Cima Cantoni e si arriva a Forcella Compol 2.450. Da qui si scende decisamente verso il Cadin dei Cantoni, bisogna seguire labili tracce di sentiero non sempre evidenti, miste ad omini e bolli rossi. La discesa è abbastanza ripida su ghiaie, abbastanza esposta, non banale, specialmente se come noi, trovate le ghiaie ghiacciate, molto utili i bastoncini. La seconda parte della discesa, una volta terminato il pendio ripido, diventa più agevole ma difficile da individuare, bisogna seguire dei bolli rossi che a volte sono stati cancellati con delle martellate. L’ itinerario si infila e discende il letto di un ruscello fino ad incrociare il sentiero di salita, in breve a Pian Fontana. I tempi come al solito sono molto soggettivi, noi abbiamo impiegato ore 2.30 per la Forcella Val del Drap, ore 3 per la vetta di Cima dei Preti, il dislivello totale è di circa 2.000 m
Un grande itinerario ad anello all’ interno della splendida Val Cimoliana.
Nicos
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