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Tre giorni in Val d' Aosta

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Guarda le foto di questa relazione nell'album Il Ghiacciaio del Gigante

In Italia, esiste una regione, la Valle d’ Aosta, dove la montagna si vive a 360 gradi, in ogni stagione, ce n’ è per tutti e a qualsiasi livello, che voi siate alpinisti classici, climbers da 8c oppure freeriders desiderosi di powder.

Gennaio 2011, temperature in aumento, zero termico a oltre 3.000 metri, neve poca, cosa fare? Semplice, tre giorni in Val d’ Aosta. Ma non subito la Val d’ Aosta classica, quella del Monte Bianco, la bassa valle, appena si entra nel territorio valdostano. In occasione dell’ ultima visita, insieme all’ amico Fabio ci siamo fermati ad Arnad, volevamo vedere le famose vie del Paretone e alla Corma di Machaby, siamo così usciti a Verres ed abbiamo proseguito fino alla locanda nei pressi delle falesie.

Qui siamo rimasti piacevolmente sorpresi nel visitare la zona di arrampicata, la falesia è vicina alla strada, le vie sono tante, tutte con targhetta descrittiva alla base, la roccia è lo Gneiss. Una roccia molto particolare, è un tipo di granito, meno rugoso di quello dei 4.000 del Monte Bianco ma molto particolare, la tipologia di arrampicata prevalente è la placca appoggiata, qui bisogna imparare a fidarsi delle scarpette, data l’ esilità degli appigli ed appoggi, tutto equilibrio.Le vie sono di uno o più tiri, non mancano comunque diedri e fessure vertiginose. Spostandoci, prendendo un sentiero in mezzo ad un bosco di castagni, in cinque minuti si va al settore del Paretone, si tratta di una parete appoggiata di circa 400 m di altezza, le vie vanno dai monotiri alle sportive che risalgono tutta la parete, le difficoltà vanno dal 5c al 7a. Abbiamo comunque stabilito, al di fuori di ogni ragionevole dubbio, che un 6a della zona, non è proprio come un 6a dei nostri, anche se al secondo giorno cominci a prendere un po’ più confidenza.  Comunque tutte le vie sono spittate molto bene,  fix in acciaio e catene in sosta, forse gli spit sono un po’ lontani ma anche a questo bisogna prendere confidenza.
Siamo partiti alle 03:00 da Pordenone, si, proprio le tre, non le tredici, siamo mattinieri, significa che la mia sveglia ha suonato all’ una e mezza, dato che parto da Claut. Daniele ha beneficiato di un’ ora di sonno in più, fortunato, ed è anche più giovane, pensa te….Arriviamo ad Arnad alle 09:00, in brevissimo siamo alla base della parete, ore 09:30 si attacca, alle 13:00 eravamo già fuori. Decidiamo di passare un paio di tenpo nella falesia sottostante a provare ancora di più la roccia, liberiamo a vista alcuni tiri di 6b e poi optiamo per un panino, da dire che nella vicina locanda si mangia benissimo e i panini caldi sono super.
Nel tardo pomeriggio prendiamo la macchina e ci dirigiamo a Courmayeur, circa 1 ora di auto per arrivare all’ albergo, Hotel dei Camosci, la titolare ha parenti ad Erto. L’ albergo è molto confortevole, non manca niente, dalla finestra della camera avevamo un ottimo panorama del Monte Bianco, tutto il versante che sale verso l’ arrivo della funivia di Punta Helbronner, con la fantastica figura del Dente del Gigante in primo piano. Dall’ arrivo della funivia, in questo versante, scendono i più famosi  itinerari di freeride della zona del Monte Bianco. Alla sera, ottima pizza in centro a Courmayeur e a nanna con le galline, praticamente eravamo distrutti. Il giorno seguente, dopo aver cambiato idea circa una via che volevamo fare, torniamo ad Arnad, la linea di salita non era nelle condizioni migliori. Ci fondiamo su un’ ottima alternativa, partendo appena sopra la locanda, lunghezza 400 metri, grado 6b, passo di 6c azzerabile, giornata con sole e caldo, splendido. Partiamo, spit e catene la fanno da padroni, roccia stupenda, riusciamo comunque a sbagliare via, anche se non è proprio tutta colpa nostra, arriviamo su una cengia con una catena proprio sulla linea di salita e lì ci assicuriamo per poi riprendere la salita. Il problema è che bisognava prendere un’ altra catena, posta molto più a destra della nostra, risultato ci siamo divertiti lo stesso, nonostante fosse calata la difficoltà della via. Anche qui usciamo in poco tempo, però questa volta ci mettiamo un po’ di più a tornare a valle. Solito ottimo panino e di nuovo Courmayeur, solita ottima pizza in centro e a letto di nuovo con le galline, questa volta un po’ più tardi.
Arriva così il terzo giorno, cosa fare? Questa volta, complice il Dente che ci osserva da tre giorni, saliamo in quota, l’ obiettivo è quello di dare un’ occhiata da vicino a questa splendida guglia. Saliamo con la prima corsa della funivia, l’ attrezzatura al seguito è notevole, gli zaini pesano, abbiamo previsto l’ avvicinamento con gli sci e poi la salita con solito materiale da arrampicata. A Punta Helbronner usciamo sul Ghiacciaio del Gigante, la giornata è meravigliosa, il panorama mozzafiato, dopo diverse foto all’ ambiente circostante, ci dirigiamo verso il Dente del Gigante, la guglia è molto pulita ma tutta la parte bassa di avvicinamento è molto carica di neve, traccia  assente. L’ avvicinamento non è male, la neve è portante, lasciamo gli sci e scarponi alla base di un canale innevato, picca, ramponi e corda e si parte, saliamo tutto il tratti di roccette in conserva lunga, c’ è abbastanza neve e questo ritarda molto la progressione. Siamo alla base del Dente alle 13:30 circa, da lì partono i tiri che portano in vetta, siamo tardi, salire adesso significa sicuramente scendere con il buio, si potrebbe anche tentare, la giornata è molto bella, la tentazione è tanta. Perdiamo alcuni minuti in ipotesi varie ed alla fine decidiamo di tornare sui nostri passi, c’è costato molto rinunciare, ma la prendiamo come una visita di perlustrazione per la prossima volta.
Scendiamo velocemente, calziamo gli scarponi congelati, su gli sci e ci dirigiamo verso la funivia, a questo punto ci dispiacerebbe perderla perché significherebbe dormire al Torino, arriviamo alle 16:00, appena in tempo, stremati.

Discesa, albergo, valigie e ritorno a casa, che dire, tre giorni fantastici in Val d’ Aosta, sicuramente da ripetere.

Nicos

 



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