PARTE PRIMA
Mariae, piccolo paesino di montagna, qui vivono Sualdin e Mariut, sposi, campano di agricoltura, si sta bene, tutti fanno le loro cose, un paese come tanti altri. Un giorno qualcosa cambia, arriva una brutta malattia, prende tutti, si muore per niente, uno dopo l’ altro, Sualdin decide di fare qualcosa,
non era erudito, nella sua vita non aveva mai letto un libro, pensate che in paese c’ era uno, di due anni più giovane che era diventato ingegnere. Lui aveva sempre vissuto del contatto con la terra, con il bosco, con quello che offriva ed i libri non insegnavano certo a piantare le patate o a fare la legna. Comunque aveva capito che doveva fare qualcosa, non sarebbe certo rimasto lì ad aspettare che la morte lo prendesse, e poi era preoccupato per la sua sposa, per Mariut, era giovane, piena di buona volontà e gli voleva bene. Decide di andare via dal paese, è convinto così di poter sfuggire alla falce nera, ma dove andare? Non aveva un posto sicuro da raggiungere e non era mai andato via da Mariae, però conosceva bene la sua valle, la Val Stemana, sapeva di un posto, un landre abbastanza grande da poterli ospitare, una volta per ripararsi da un forte temporale, ci aveva dormito, fatta, “Andremo in Premaor”, disse alla sua sposa, Premaor era il nome della montagna dove si trovava il landre. Si organizzarono con tutto quello che poteva servire, attrezzi utili, il fucile da caccia, alcuni viveri, zaini in spalla e via, partirono di notte, senza dire niente a nessuno, Sualdin aveva paura di essere seguito da altri paesani così se ne andarono, come dei fuggitivi, Mariut non capiva, non avrebbe voluto fuggire così ma Sualdin non volle sentir ragioni. Conosceva bene la strada, l’ aveva percorsa tante volte per andare a caccia di camosci, era normalmente percorsa dai paesani che avevano le stalle nei pressi del torrente e dai cacciatori, era buio ma andavano sicuri e veloci, dovevano inoltrarsi nella valle il più possibile per non incontrare nessuno, mantenere il segreto era imperativo. Arrivò l’ alba, decidono di lasciare la strada principale e di andare per sentieri, tutto diventa più difficile, il fondovalle lascia il posto ad irte tracce che portano verso le forcelle, in alta quota. Risalgono Bosc de Ciocio, proprietà della famiglia di Sualdin, arrivano in vista del Turlon, vanno a sinistra, attraversano le Pale Candele, eccolo, sono in vista di Premaor, grande, possente, tutta roccia. Nel tardo pomeriggio risalgono i ghiaioni che portano al landre dove Sualdin aveva intenzione di fermarsi, durante tutta la marcia hanno mangiato un panino e bevuto acqua di sorgente. Finalmente arrivano al landre, si tratta di una grande cavità nella roccia, alla base della gigantesca parete sud di Premaor, finalmente un po’ di riposo. Si organizzano per la notte come possono, è autunno, sta arrivando il primo freddo, Sualdin accende un fuoco con la legna secca di brena, ne aveva raccolta un po’ lungo il cammino, è poca cosa ma in quel momento era tutto ciò che Mariut poteva desiderare dalla vita. Stavano lì, avevano arrostito un po’ di carne secca, due bicchieri di vino, la notte era completamente immersa nel chiarore delle stelle, guardavano oltre, verso l’ orizzonte, c’ erano le Caserine ed il Cornaget che gli strizzavano l’ occhio. La notte fu intensa e densa di emozione, sapevano che il tempo di quel luogo sarebbe stato lungo, la loro casa a venire, misero assieme i pochi vestiti e si crearono un giaciglio, dormirono abbracciati. Mariut non aveva mai dormito abbracciata al marito, pensò a tutti i giorni e alle notti passati ad aspettare Sualdin, di ritorno dalla caccia o dal campo. Mai aveva ricevuto una parola bella, un complimento, lui era proprio un montanaro, duro, minaccioso, a volte beveva e si sfogava con la sua sposa, pensava solo a lavorare, Mariut lo aveva sposato perché era ora di sposarsi e fare famiglia, aveva già 25 anni, poi gli voleva anche bene, sapeva che nell’ animo era un uomo buono, solo che non poteva darlo a vedere. Questo viaggio lo aveva cambiato, era emerso qualcosa che mai prima d’ ora aveva visto, c’ era un Sualdin che voleva uscire, teneva alla sua sposa e per la prima volta glielo aveva dimostrato, Mariut era raggiante, poco importava se erano in montagna dentro una roccia fredda.
Il giorno arrivò velocemente, l’ alba mostrò una giornata piena di sole e caldo, c’ era anche un leggero vento, in lontananza, verso il basso, i faggi stavano cambiando colore, diventavano rossi, l’ autunno era vicino, l’ inverno da queste parti arriva veloce, poi non si può fare più niente, scende il letargo, questo Sualdin lo sapeva, mise la moka sul fuoco e mentre il caffè saliva parlò con Mariut sul da farsi. “Dobbiamo fare tutte le scorte per l’ inverno” disse, “ ci serve la legna, la carne, un riparo per il freddo e la neve, dobbiamo darci da fare e prepararci. Sualdin era un abile artigiano, aveva le cosiddette mani d’ oro, sapeva fare di tutto, cominciò pensando al riparo, livellarono il pavimento del landre, disposero dei ciottoli fino a formare una specie di terrazzamento. Poi cominciò a costruire un muro a secco di pietre verso valle, il muro saliva velocemente, era molto spesso, abilmente Sualdin incastrava le pietre piccole insieme alle grandi, niente si muoveva, il compito della sua sposa era di passargli tutto l’ occorrente così da velocizzare il lavoro. Velocemente il muro andò a toccare la roccia che formava la volta del landre, c’ era anche una fessura che fungeva da finestra, lavoro splendido. Il landre stava diventando una specie di fortino, in mezzo alle pietre Sualdin inserì perfettamente uno strato di muschio e fanghiglia, “Questo serve a non far passare il vento e il freddo” disse a Mariut, la quale capì quello strano modo di lavorare.
RENZO GRAVA
< Prec. | Succ. > |
---|