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apr 16

un po' di bilancio e la VAL LASTIES - 14/04/2012

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trattasi ovviamente di foto di repertorio.
già un po' come tutto quanto fatto quest'anno, che spero si possa archiviare velocemente come il più brutto innevamento della storia (almeno per le nostre zone), ed sperare almeno  in un futuro prossimo più prosperoso.

certo non ci si lascia abbattere dalla penuria desolante e così, impossibilitati a stare via più giorni, mi sono recato più volte in Marmolada (spesso solo purtroppo) trovando quasi sempre del marmo ventato che con la neve aveva poco a che fare.
ho provato a scoprire la val saisera infilandomi prima nello jof de miezegnot e poi ben due volte a sella nabois, ma tra maltempo e poca neve ahimè il posto è stato avido di belle sensazioni. ovvio ci tornerò ma al momento è così.
Anche Sella Nevea (ursic e billa pec) è stata abbastanza avara di belle sciate.
due settimane fà la prima bella sciata della stagione nei cadini, forcella pogoffa, inaspettata e quindi festeggiata alla grandissima. neve incredibile.
due programmi di più giorni, Monte Rosa e Grossglockner, entrambi saltati per motivazioni in antitesi. Il Rosa a metà marzo era senza neve, mentre il Grossglockner (previsto per il week appena passato) cancellato per evidente brutto tempo con visibilità zero e pericolo valanghe inquietante.

E così, senza darci pervinti, e ben coscienti che quest'anno è da considerarsi per necessità "propedeutico ed educativo" (e forse anche per la mania di non voler morire sul divano e volerci sempre mettere il naso per poi dire "c'ho provato!") io e Samuele ci siamo convinti di provare la Val Setus.
Il Sella è stato tutto l'inverno senza neve e solo i canali a nord erano percorribili (qualche raro post su altri forum erano incoraggianti), questa ultima settimana di brutto tempo avrebbe inbiancato tutto. Telefono al Sass Pordoi e mi dicono che l'impianto ha chiuso il 9, perfetto! Guardo le previsioni.... un tempo di merda più di così non si può: nuvole basse e precipitazioni tutto il giorno, forse non c'è vento (e solo su questo 3b ha scazzato). Manca solo il bollettino neve, che per beccare il Sella bisogna unirne tre e neppure sei sicuro: "2 dappertutto, grado 3 marcato per pendii a nord". Bene.
Io e Samu ci sentiamo al telefono, sappiamo benissimo che ci stiamo raccontando delle gran bugie, ma confermiamo l'itenerario scelto e ci diamo appuntamento per le 6 a Vittorio Veneto sud.

La strada è passata a leggere relazioni, chiacchierare, farci un po' di coraggio e dirci che si va sù e poi si vede. Al passo ci prepariamo, non si vede nulla: nuvole bassissime e nevicata continua. Tutto bianco e senza luce, sì insomma l'ideale per intrufolarsi dentro il sella e perdersi. Qui c'ero già stato sia d'inverno e sia d'estate e mi ha semrpe stupito come una montagna così potenzialmente pericolosa (come ambiente) sia stata resa così accessibile.

Non c'è nessuno, giusto un cagnetto per strada ci abbaia quando inziamo a salire per il sentiero dietro la funivia. Ci inerpichiamo per i pendii verso la forcella Pordoi che stimiamo circa essere lì ma abbastanza a caso (non è vero abbiamo tutto cartina, bussola, altimetro ma checchè se ne dica cmq ci si muove un po' a naso). E' la prima volta che saliamo da qui, solitamente si va sù in funivia, e questo mi piace. Mi sembra per una volta tanto di essere un po' più rispettoso di questo grosso animale di roccia e di riconoscergli la giusta importanza.
E lui sembra accorgersi e me lo fà sentire con i 700mt più duri di tutta la stagione: partenza con le pelli; poi stacca tutto perchè poca neve, sassi e pendenza; poi rimetti tutto; poi ghiaccio con qualche centimetro di nevina e quindi rampant ed infine gli ultimi 100mt battuti da vento taglia morale che di più non si può. La visibilità è sempre scarsissima ma per fortuna le nuvole hanno una zona filtro tra i 2.600 e i 2.800 e sù in forcella qualcosa si vede.

Non c'è nessuno, ma proprio nessuno. Non sò perchè sono stanchissimo, credo sia un po' l'emozione e la preoccupazione, cmq riprendo fiato ed io e Samu scambiamo qualche chiacchiera. Sappiamo entrambi che la Val Setus sarà da rinviare a data da destinarsi e ci diciamo che potremmo provare ad andare in Mesdì. Perdiamo un po' di quota per prendere la lunga diagonale che porta sotto il Piz Boè... maddonina sui versanti nord tra neve caduta e riportata ce nè un mucchio ma veramente tanta ... troppa. Decidiamo saggiamente di rinuciare e scendere per la Val Lasties, oltretutto in questo momento gonfia di neve ed immacolata. Per un attimo c'è la sensazione che stiamo rinunciando troppo in fretta, e così mentre invertiamo il setting salita/discesa ci scambiamo quelle opinioni del tipo "ma sai arrivati là poi non si può più tornare indietro... guarda le nuvole si abbassano e poi non si vede più nulla..." e in tanto il cuore pompa e brucia ossigeno e ti fà capire che se proprio vuoi fare una cagata almeno lui ti fà sentire stanco da subito. Ormai la decisione è presa Val Lasties sia, oltretutto in prima scia, è tutto vergine e non c'è nessuno (e nessuno ci sarà per tutto il giorno, si insomma gli unici).

Breve digressione per uno sguardo al passato. Quando ero venuto qui in Sella a sciare avevo fatto la Mesdì e poi la Forcella Pordoi, la Lasties mi è sempre sembrata una valle troppo bella per essere violentata così in maniera evidente come avviene tutti i giorni con lo skipass. Non sono un radicale, non voglio che tirino giù la funivia, ma bhò alcune cose non mi attirano... ancora ancora la Val Mesdì (tra l'altro allora ero meno preparato di oggi) ... sì insomma ancora ancora la forcella Pordoi più corta, fronte strada, è già meno immersa nella natura, meno selvaggia... ma la Lasties no, prenderla con l'impianto mi sapeva di un furto. E così sabato ero felice, ero proprio felice che mi accogliesse dopo essere salito dal passo con molti sforzi in una giornata dove tutto sommato si poteva anche stare a casa.

Samu mi dice che bisogna stare all'occhio, sciare nel mezzo ed evitare i curvoni di raggi chilometrici sui pendii laterali. Mi dice che si vuol buttare prima lui per bonificare, io tengo in mente il manuale dell'autosoccorso: sono il secondo e quindi non lo perdo di vista. Stiamo belli distanti, le nuvole tentano di abbassarsi e mi butto. La pendenza qui non è nulla di che e questa neve rallenta, mi getto nel mezzo abbastanza dritto, prendo velocità e la punta galleggia... che spettacolo, che goduria. Arrivo da Samu e mi dice "Vai avanti và...". eheheeh è uno sciatore ma ci capiamo al volo. Con le due assi, e non proprio quelle larghe, su così tanta neve fà fatica. Almeno la mia scia sul bianco lo aiuta a vedere meglio.

Non l'ho mai fatta la Lasties, e ben presto si vede, alla fine del primo pendio (mentre ancora stò pensando che siamo gli unici in una valle normalmente percorsa da 1000 persone al giorno) vedo che a destra si è creato uno strano canyon con sopra una cornice di 5 metri (col cavolo ci passo sotto), al centro è tutto bianco forse un salto ma forse anche un passaggio, a sinistra ci sono delle rocce ed un passaggio ma molto più in alto. Io mi fermo al centro, Samu passa a sinistra e mi dice che bisogna passar di lì, sono sceso un po' troppo e mi toccherebbe smontare la tavola per risalire così provo a vedere quant'è alto il salto.
Mentre Samu passa a sinistra, nella parte più pendente, stacca un lastrone di neve soffice che si riversa verso il centro. Io mi faccio coraggio e vado al centro e salto. Prima però scendo piano perchè vedo che si è formata una cornice di neve sulle rocce, la faccio staccare per evitare sorprese. La cornice cade sotto (circa 2mt e mezzo) e con il botto stacca un altro bel lastrone (sempre di neve soffice). Ci guardiamo da lontano e capiamo che abbiamo fatto l'unica scelta giusta da fare oggi: in Val Setus o Mesdì (nell'imbuto dopo il Boè) ci avremmo lasciato le chiappe con quelle pendenze unite agli accumuli a nord. E' probabile che saremmo arrivati a valle insieme alle slvaine, con i pendii carichi a quel modo. Oltretutto sui traversi sotto il Boè, o alla sella del Pissadù, sai che divertimento...
Poi il resto della discesa si svolge giustamente in maniera molto conservativa evitando i pendii più belli e rimanendo sui versanti più sicuri. Persi un 200mt la neve inzia a mancare, i sassi ad affiorare e dopo lo sbocco dell'Holzer, tocca staccare tutto e scendere a piedi  per evitare di sfasciare tavola e sci.
Arrivati al Pian de Schiavaneis rientriamo al passo con un taxi (un ringraziamento alla signora del ristorante Maria _sempre aperto_ al passo Pordoi).

Non sò come la giudicate voi, forse leggendo il mio racconto direte che insomma non abbiamo fatto nulla di chè, oppure che abbiamo rischiato troppo, che siamo incoscienti, che è così che succedono le disgrazie.
Invece no, abbiamo deciso di muoverci con il brutto tempo per scelta, perchè credo che se si vuole andare in montagna ogni tanto (in maniera controllata e voluta) bisogna provare a muoversi in condizioni non proprio ideali. Per evitare, poi, di farsi sorprendere quando magari in altre gite il bel tempo viene interrotto da un temporale ed anche il percorso più banale diventa un inferno se non sappiamo dominare la naturale paura che insorge, oltreutto se magari ci si torva con una compagnia di amici non preparati al meglio (di cui ci sente responsabili).
Sapevamo di muoverci in un terreno potenzialmente delicato, in condizioni metereologiche non buone. Eravamo ben equipaggiati (lo zaino era stracarico con tutto il materiale possibile: rampant, picca, imbraghi, corda, ramponi, chiodi da ghiaccio, etc). Abbiamo scelto un percorso con vie di fuga alternative, abbiamo scelto di prenderle, abbiamo giudicato i pendii e le neve e scesi a valle in tutta sicurezza.

Ora speriamo che tutto si assesti ed il prossimo sabato magari tornare in Val Setus e chiudere la stagione.
saluti
nicola

feb 11

Una mappa mondiale degli incidenti in valanga

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Le attività turistiche invernali degli ultimi decenni in ambito montano, hanno portato ad un sensibile aumento del numero di escursionisti che affrontano sentieri innevati o terreni soggetti a rischio valanga. Tale incremento, spesso, però, non è commisurato ad un'altrettanta preparazione nella valutazione delle condizioni nivo-meteorologiche e dei terreni da affrontare, qualità che costituiscono il passo primario verso una gita in sicurezza.

Nonostante l'esposizione a tali rischi sia una variabile dipendente da numerosi fattori, tra cui alcuni impredicibili, spesso la mancanza d'esperienza necessaria, abbinata ad una scarsa considerazione dei bollettini sul rischio valanga, rende le gite su terreno nevoso situazioni potenzialmente soggette a fenomeni valanghivi. Inoltre la non prevedibilità di alcuni aspetti legati alla stratificazione del terreno fa si che anche nelle situazioni in cui si tengono tutti i comportamenti più idonei, nonostante il rischio possa essere ad un livello considerevolmente basso della scala del pericolo (MOLTO FORTE, FORTE, MARCATO, MODERATO, DEBOLE), il distacco di una valanga è un fenomeno che può comunque capitare. Soprattutto perché può sussistere una certa discrepanza tra situazioni locali ed aree di interesse di un bollettino valanghe. 

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gen 24

La costruzione di un igloo

nicos Inviato da: nicos in Il blog degli utenti | Commenti (0)
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Se avete deciso di vivere un' avventura, l' idea può essere quella di costruirvi un igloo e passarci la notte, ma occhio che deve essere una notte di quelle proprio fredde, solo così apprezzerete il confort dell' igloo.

Voglio darvi una mano, qui sotto una intera costruzione di un igloo, purtroppo durava un' ora e mezza e così abbiamo leggermente accelerato.
Se poi non ci riuscite potete sempre passare una notte nel nostro Dolomiti Igloo Village a Misurina, nel Villaggio Igloo più grande del mondo, lì gli igloo sono già pronti.
Renzo


[video:http://www.youtube.com/watch?v=r2wIa7B8dKs&feature=300x200]

gen 23

Cascate in Val Settimana

nicos Inviato da: nicos in Il blog degli utenti | Commenti (1)
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alt Guarda le foto di questa relazione nell'album Cascate in Val Settimana

Prima uscita della stagione per ciò che riguarda le cascate ghiacciate, la meta? La Val Settimana, si si, proprio la Val Settimana, quella di Claut, la strada è praticabile, non c'è neve e c'è freddo da 15 giorni. Ma le cascate ci sono???????
Confermo, le cascate ci sono, alcune belle formate, alcune si stanno formando, altre si formeranno se tiene la temperatura ma il meteo dice freddo tutta la settimana.
La zona è quella di Casera Settefontane, circa 7 km dal paese di Claut, passata la Casera, si notano sulla destra dal bosco in sù.
Comunque non aspettatevi la Sottoguda della Valcellina, diverse colate sono facili, per chi ha voglia di cominciare, un paio sono un po' più difficili, sul IV grado, per tutte vale la stessa regola, non ci sono relazioni, non ci sono protezioni, non ci sono soste, bisogna tornare al cascatismo esplorativo di parecchi anni fa.
Abbiamo in testa di fare alcune uscite per relazionare alcune colate, piazzare le soste sicure e poi pubblicare le varie relazioni, se avete voglia, un po' di pazienza ed arriva il tutto, altrimenti fate ad occhio.
Comunque la cosa più importante dell' uscita è stata Davide, giovane, volenteroso con la passione della montagna nel sangue, voleva provare a fare ghiaccio è così è stato.
La prima volta che prendeva le picche in mano, dopo alcuni consigli ha iniziato a salire, vi garantisco che ogni salita migliorava la tecnica, un grande complimento a lui.
Sono sicuro che sarà la prima di numerose uscite, almeno a vedere come gli luccicavano gli occhi.
Ci siamo divertiti molto, abbiamo fatto un po' di tecnica classica ed un po' di piolet traction, per avere un panorama completo, è stata sicuramente una giornata interessante con due scoperte: la Val Settimana e Davide.
Sani Nicos

nov 16

FESTA DEL PORCO IN PIAZZA

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Questo weekend del 19/20 novembre ci sarà la Festa del Porco in Piazza a San leonardo Valcellina (Montereale Valcellina).

Ci saranno molti espositori circa 150 nel piccolo paese , un manifestazione davvero unica e che vale la pena di esserci quindi vi aspettiamo numerosi .

Qui un link della manifestazione :

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ago 29

Cari amici Forumisti !!!

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Cari amici/e !!

Trovo questo sito veramente fatto bene , nel quale possiamo scrivere le nostre relazioni ed inserire le nostre foto delle gite e scalate che facciamo in giro per monti !!!

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lug 12

CRETA DI COLLINETTA - Ferrata "Senza confini" - 09/07/2011

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alt Guarda le foto di questa relazione nell'album creta di collinetta




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09/07/2011 Creta di Collinetta per la ferrata "Senza confini".
Sabato partenza ora tarda (7.30 da PN), con Monica e Denis, per una giornata sulla carta "transitoria" (non troppo lunga ma impegnativa in ambiente caratteristico). In due ore siamo al passo di monte croce carnico (1.350mt). L'obiettivo è la cima della Creta di Collinetta tramite la ferrata "Senza confini" letta da un bel libro (50 ferrate nelle Alpi carniche e giulie) di cui uno degli autori è Mazzilis. Lo stesso libro riporta oltre ad una descrizione attentissima e ad una tabella di marcia per gambe assai  atletiche anche un appunto del genere: "ferrata eticamente discutibile" (in quanto attrezzata su una via aperta da Mazzilis). Ammetto che non sono un purista e quindi lì per lì ho arriciato un po' il naso per una definizione che troppo spesso nasconde la voglia di creare ambiti ristretti ed elitari.
Comunque partenza dal passo, si segue il sentiero 416 (ben segnalato) fino al bivio con il 417 (da seguire). Al bivio successivo seguire le indicazione per la ferrata "Senza confini", dopo una cengia meravigliosa (con cavo ma non necessario) con galleria della prima guerra, si và verso sinistra (sempre seguendo i segnali) risalendo mughi e sassi e la parte finale di un piccolo ghiaione (tutto con segnali cai).
Lieve digressione: l'itinerario è un susseguirsi continuo di luoghi dove la prima guerra ha lasciato i suoi segni. Trincee, alcove, gallerie nonchè racconti sulle staffette fatte dalle donne che quotidianamente percorevano i sentieri dalla pianura alle cime per rifornire le prime linee. Questi luoghi sono la prova tangibile di quanto la guerra sia assurda e di quanto gli uomini siano stati mandati al massacro in posti ameni dove sono stati costretti a sfoderare comportamenti eroici per difendere qualche metro di cengia.
La ferrata inizia alla base di un grosso diedro lievemente inclinato, dopo pochi gradini di roccia, inizia una parte tosta anzi tostissima: sulla destra il diedro offre una lastra lievemente appoggiata ma liscia con pochi appoggi, sulla sinistra gli appigli ci sono ma per sfruttare questo lato siamo costretti ad arrampicare su roccia lievemente strapiombante. Il diedro prosegue un centinaio di metri fino ad arrivare ad uno spigolo esposto, lo si risale con un paio di passaggi esposti e duretti, successivamente si rifiata seguendo la cresta. Dopo aver trovato il libro di vetta (senza vetta) e scesi ad un forcellina innominata si riparte in salita con un paio di tiri ancora un duretti di cui uno assai esposto (piccoli fittoni metallici per i piedi). Riconquistata la cresta finale si prosegue e finito il cavo ci si può togliere tutto, nella breve discesa ad una più ampia forcella si incontrano ancora alcove e segni della guerra.
Arrivati in forcella non si può non andare fino alla cima della creta di collinetta (15 min.) dove ci si può perdere nei meandri della vera e propria trincea di confine fino alla croce di vetta.
Per il ritorno tornare alla forcella e proseguire a destra lungo il sentiero 417, evitare qualsiasi tipo di deviazione, e dopo una lunga discesa piegare verso sinistra per ritrovare il bivio della mattina poco prima delle prime due gallerie. Di lì scendere verso destra e lungo il sentiero al contrario fino al passo.
Impressioni: una ferrata semplicemente ASSURDA e SENZA ALCUN SENSO. Solitamente non mi piace essere categorico ma stavolta non ho altre parole. Trattasi di itinerario adatto per chi deve entrare nell'arma dei Pompieri, sempre attaccati al cavo ad issarsi senza mai la possibilità di godersi un po' di arrampicata su roccia. Purtroppo la ferrata male ricalca una splendida via di arrampicata che fà capire il genio e le capacità di Mazzilis (io non sarei nemmeno riuscito a fare due tiri capiamoci subito). La via dell'alpinista è intuibile grazie agli anelli cementati ma le staffe in metallo ed il cavo non permettono nè di seguirla nè di utlizzare il cavo solo per sicurezza. Così alla fine la ferrata si tramuta in una continua trazione su cavo dove si gareggia a chi ha le braccia più grosse e ci impiega meno tempo. Oltretutto non c'è nemmeno la scusante di aver attrezzato una via per permettere anche a chi non abbia capacità alpinistiche (come me) di arrivare in cima (visto che in cima alla creta di collinetta ci si può arrivare anche solo con il sentiero 417). Indubbiamente da segnalare almeno tre passaggi molto esposti che garantiscono anche ai più avvezzi al vuoto un certo brivido di piacere. Mi spiace per i prodi (la cui fatica và riconosciuta indipendentemente dal risultato) che hanno faticato portando ferri e cavi ma sarei un bugiardo nel consigliare una ferrata così incoerente.
Saluti
Nicola

giu 24

22/06/2011 - Incontro a Cimolais con Spiro Dalla Porta Xydias

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Ero presente, e ne sono rimasto affascinato, come un bambino davanti alla vetrina di una pasticceria.
E' un uomo straordinario, a 94 anni ha descritto con sensibilità, umorismo e voglia di vivere la montagna e l'andar per monti analizzandone i diversi modi.
La voce era staordinariamente ferma, sicura, coinvolgente e le diapositive che giravano ad un ritmo frenetico erano a dir poco sorprendenti ... le immagini facevano da eco visivo a quanto il maestro stava raccontando e così, ad immagini del campanile, delle tre cime e di altre montagne, si vedeva apparire il dinosauro, una casa rovesciata, lo sguardo di una fanciulla, un fiore e tanto altro.
Tempo fà ho letto quello che doveva essere il suo ultimo libro "Addio al Campanile", non semplice e non sono nemmeno riuscito a finirlo (ma con un po' di tempo lo terminerò), da allora ne ha scritti altri 4 o 7 non ricordo.
Credo che alcune persone possano influire sulla nostra vita anche se incontrate per soli pochi minuti, lui è una di queste.
A seguire un semplice ma gustuso banchetto dove il Sig. Spiro ha partecipato regalando ancora qualche chicca in una scambio di battute con il Sig. Mauro Corona.
Se non c'eravate e vi capita a tiro andate a vederlo e ad ascoltarlo è proprio un piacere.
Saluti
Nicola

nov 24

Neve e Valanghe in Friuli Venezia Giulia

nicos Inviato da: nicos in Il blog degli utenti | Commenti (1)
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Un interessante video sul mondo della neve e delle valanghe,  realizzato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, ringraziamo in particolare il Previsore dell' Ufficio Neve a Valanghe Daniele Moro per la cortese concessione. Il video illustra a grandi linee come si effettua una prova stratigrafica del manto nevoso e parla del complicato mondo delle valanghe e della loro prevenzione.

 




[video:http://www.youtube.com/watch?v=_Ox0axhVoD0 450x350]

nov 11

Chamonix

nicos Inviato da: nicos in Il blog degli utenti | Commenti (0)
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C'é un paese di montagna in Francia che si chiama Chamonix, no, non mi sono bevuto il cervello, Chamonix è proprio un bel paese di montagna, anche se i più lo vedono come una famosa località turistica. Quando sei a Chamonix respiri un' aria particolare, tutto ti parla di alpinismo, le persone, i negozi, il panorama, la città. Puoi osservare gli alpinisti che scendono dal trenino di Montenvers dopo aver disceso la Valleè Blanche, oppure escono dall' arrivo della funivia dell' Aiguille du Midi, tutti abbronzati, passo sicuro e voglia di birra. Alla sera in giro per le strade il comun denominatore è la giovane età, c' è un sacco di gente giovane, intendo con la media dei trenta, per capirsi. Qui ogni giorno dell' anno puoi svegliarti al mattino e sciegliere quale attività praticare, questa è a onor del vero la capitale dell' alpinismo europeo, qui si sono scritte pagine intere di storie di montagna, molte di queste pagine sono state scritte da alpinisti italiani e di questo dobbiamo esserne fieri. Un po' di tempo fa, una sera, partendo da Cervinia, decidiamo di fare un salto in centro a Chamonix, c' era un sacco di gente, erano i giorni della Ultra Trail du Mont Blanc, famosa gara di corsa in montagna. Passeggiando per il centro, vengo attratto da qualcuno che canta, mi sembrava una voce conosciuta, impossibile, pensavo, mi avvicino ed invece era proprio una ragazza che avevo sentito suonare in un pub l' anno prima. Erano su una terrazza di una pizzeria, lei ed un altro ragazzo, avevano una chitarra a testa collegate a due casse, due sedie e due microfoni, tutto qui, molto semplici. Ci siamo seduti ed abbiamo ordinato  birra, la situazione era molto piacevole: Chamonix, di sera, caldo, birra, una bella ragazza che cantava con una gran voce, l' ultima luce del tramonto illuminava la  cresta sud del Monte Bianco, gente che passeggiava, sembrava tutto irreale ma era la realtà. Sicuramente non è stato niente di speciale ma stare lì,   alle pendici del Bianco, a quardare quella ragazza ci ha fatto passare una serata molto particolare. 
Chamonix è anche questo, serate piacevoli e tranquille bevendo una birra. 

 


[video:http://www.youtube.com/watch?v=1fgDMvOCfrg 300x250]


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