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ago 09

Oberes Pasterzen Kees - Grossglockner Gruppe - 2/3/4/5 AGO 2012

Inviato da: il 09 ago, 2012 in Relazioni - Alta montagna Print PDF
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Guarda le foto di questa relazione nell'album Oberes Pasterzen Kees



2,3,4,5 agosto 2012
Corso Base Alta Montagna INMONT
 Per chi non conoscesse questa organizzazione consiglio un giro sul loro sito: http://www.inmont.it/InMont.php, per chi non conoscesse Massimo Candolini ... bhè basta andare in qualche libreria decente e tutto quello che viene scritto sulle alpi carniche e giulie in gran parte è suo.


Ero molto curioso, avevo voglia di conoscere le guide di INMONT e non nego di essere partito con aspettative molto alte.
Il primo approccio è stato sul gentile distaccato, avevo già fatto qualche esperienza e quindi avevo chiesto loro se fossi già pronto per il corso avanzato o piuttosto se era meglio scegliere il base. Dopo una mail ed un paio di telefonate accolgo di buon grado il consiglio di Massimo e quindi mi iscrivo al base. Unico neo la location: Grossglockner! Per carità è bellissimo ma ormai sembra il mio punto fisso... cmq almeno è l'altro versante quello più propriamente glaciale ed aperto. In fondo non l'ho mai visto.
Ritrovo al giovedì mattina ore 5.30 a Gemona, tutti puntuali, si caricano due macchine (6 partecipanti più 2 guide _massimo e gianni) e si parte. Arriviamo alla Franz Josef (ultimo luogo accessibile con l'auto), si parcheggia ed inizia il sentiero relativamente breve (un paio d'ore) fino all'Oberwaldehutte (il rifugio-albergo dove dormiremo nei prossimi 4gg).
Nella seconda parte del sentiero inizia già la fase di apprendimento. L'approccio è del tipo tabula rasa e quindi si riprende da zero tutta la fase della camminata, dell'aderenza dello scarpone in pendenza, del passo in diagonale e così via. Nel frattempo da un sole che spacca le pietre il meteo decide di cambiare in maniera decisa. Appena saltiamo la crepaccia terminale, mentre ci attende l'utlima salita fino al rifugio, inizia a piovere gocce dal diametro esagerato, di quelle che se te ne becca una sei lavato. Memore degli insegnamenti di Remo Williams decido di schivarle... dopo essere ben bagnato decido che in fondo è meglio mettere la giacchetta.
Dopo esserci sistemati, inizia la parte teorica. Tra me e me penso sarà noiosissima ed invece passa via veloce, Massimo spiega bene ma sopratutto mette subito le corde in mano e così, anche se a secco, si provano subito i nodi, gli autobloccanti ed infine l'organizzazione della cordata. Nel frattempo fuori viene giù l'inferno e durerà tutta la notte tra pioggia, vento e grandine.
Venerdì sveglia comoda (colazione alle 6.30), in confronto alle ultime uscite mi sembra perfin tardi. Ma anche la scelta dei tempi è corretta. Il tempo non è clemente ma finalmente usciamo, arrivati sul ghiacciaio organizziamo due cordate. Oggi condurranno Gianni e Massimo ma ci fanno capire presto che sarà l'ultima volta. Puntano in maniera decisa verso la parte più asciutta e crepacciata e l'ambiente diventa subito serio. Da lontano l'impressione era decisamente più all'acqua di rose, qui invece i crepi sono ben grossi e profondi. Dove la neve li copre alcuni di noi mettono inevitabilmente qualche piede in fallo, ma nessuno cade dentro in modo serio. Dopo un giro fino ai primi seracchi, il tempo peggiora e l'acqua inzia a venire giù più copiosa, il vento spazza e così si inzia a gelare. Massimo, seppur infreddolito, alza le spalle e spiega che siamo in alta montagna e quindi bisogna farci l'abitudine. Ci portiamo sotto ad un pendio misto (neve e ghiaccio) dove proviamo le soste su neve e ghiaccio (chiodi, picca, corpo morto, etc). E poi via sù dritti, proviamo una salita a punte dritte con soste intermedie e tiri alternati. Per fortuna un raggio di sole arriva e così il morale si alza ed il corpo si scalda. Purtroppo il giacciaio stà soffrendo del poco innevamento invernale e così per tornare verso il rifugio tocca andar su roccia.
Dopo una breve pausa (zuppa) torniamo di nuovo fuori, questa volta proviamo la trattenuta del compagno ed il recupero da crepaccio. Prima sono Gianni e Massimo che spiegano tutta la sequenza e poi noi a turno in due cordate proviamo a fare il trattenuto ed il trattenente. Le operazioni sono parecchie, ma provando e con un po' di aiuto si iniziano a memorizzare. Impressionante quanto un rampone tenga se correttamente bloccato nella neve.
Sabato parte con un bel sole, le nuvole ci sono ma rimangono alte. Questa volta le cordate sono guidate solo dagli allievi e gli ordini sono di non percorrere vie già tracciate. Ci buttiamo nuovamente nella parte più crepacciata e questa volta raggiunti i seracchi ci inoltriamo ancora un po'. Massimo condurrà una lunga sessione tecnica relativa ai passi da effettuarsi con i ramponi, Gianni nel frattempo organizza un circuito con corda fissa dove provare quanto appreso. Il circuito passa tra crepacci, seracchi e pinnacoli. Divertente ed impegnativo con alcuni passaggi discretamenti adrenalinici.
Finito tutto prima di ricomporre le cordate Massimo sparisce qualche minuto, pianta due chiodi e si cala in un crepaccio per una ventina di metri. Risale con tecnica a piolet e così uno alla volta entriamo nella fenditura ghiacciata e con gli uncini ci issiamo fino al labbro esterno.



Dopo nove ore continuate rientriamo in rifugio con una fame boia ma con l'eccitazione alle stelle. Per domani è prevista la salita al Jhoannisberg.
Prima di cena inizia la solita bufera e la notte è una grandinata unica. La sveglia viene rimandata. Le nuvole sono troppo basse e così cambiamo meta.
Viene scelta una cima minore, anche per venire incontro alle diverse preparazioni degli allievi, e rendere piacevole quest'ultima salita. Le cordate si ricompongono e sono semrpe gli allievi in testa a condurre. Seppur la cima è minore, viene scelto l'itinerario più complesso per salire. Ci portiamo nel pendio più ripido con una terminale abbastanza aperta che segna a metà la salita. Il vento spazza come non mai ed in sosta mi trovo con cordini e fettucce che volano. Salire da primo è sempre una bella sensazione.
Arriviamo in cima e il tempo migliora, invertiamo le cordate e rientriamo in rifugio.
Mancherà poi solo uno spuntino, rifare gli zaini, il sentiero di rientro e l'auto fino a casa.
Conclusioni? Tutte le mie aspettattive non solo sono state soddisfatte ma anche superate e non di poco. Massimo e Gianni si sono rivelate due guide preparatissime con uno spirito ed un metodo difficilmente riscontrabile nei loro colleghi. Spingono i loro allievi, clienti o amici che siano a dare il massimo e a non contare troppo su di loro (anche se in fondo ci sono sempre). La loro filosofia è quella di prepararti a godere la montagna da solo.
Spero che le nostre strade si incrocino nuovamente, nel frattempo ora la vera sfida è trovare un compagno per le uscite.

saluti
nicola

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