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Monte Pelmo per la Cengia di Ball

nicos Inviato da: nicos il 02 set, 2013 in Relazioni - Trekking Print PDF
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Guarda le foto di questa relazione nell'album Monte Pelmo per la Cengia di Ball

Era da tempo che volevo salire al Pelmo, in Dolomiti del Cadore, per motivi diversi. Sicuramente il più importante era quello di vedere la salita per poi farla in versione invernale con gli sci da alpinismo, poi c' è da dire che il Pelmo è la montagna che dalle nostre cime, in Alta Valcellina, vedi sempre. 

Quando ti affacci e scruti l' orizzonte a Nord, lui è lì che ti saluta, il Caregon del Padreterno lo chiamano, e posso confermare che il nome è azzeccato. Non ultimo motivo, la voglia di passare attraverso la famosissima Cengia di Ball, famosa e temuta, a leggere le numerose relazioni, difficoltà, vuoto, esposizione, impegno globale ed il famoso Passo del Gatto rendono il tutto molto affascinante.

C' è anche da dire che non mi ero prefissato la salita come una delle cose da fare ma se arrivava, non mi tiravo indietro, ecco che allora, lanciata la palla a Omar, Renato e Italo, venerdì scorso, 30 Agosto, siamo partiti alla volta di Zoppè di Cadore per la Cima del Pelmo.

Ad essere sinceri, la giornata non era proprio bellissima ma il meteo prometteva rasserenamenti, ritrovo verso le 05:00 a Longarone, presa la Val Zoldana, in breve siamo sulla strada che porta a Zoppè. Dal centro abitato bisogna seguire le indicazioni del Rifugio Venezia, arrivati al termine della strada è possibile parcheggiare, 3/4 auto al massimo, altrimenti lasciare l' auto a Zoppè.

Si segue una strada bianca che risale un bel bosco di abeti, nella parte bassa si possono osservare grandi pascoli, purtroppo lasciati al proprio destino, nella parte alta, oramai nei pressi del rifugio, pascolano numerosi cavalli e mucche. Tempo di arrivo al Venezia, 1 ora e 5 minuti, speravamo in una bella colazione di quelle tipiche di diversi rifugi alpini, purtroppo così non è stato, disponibili solo brioss confezionate e la signora del rifugio che ci dice che le nuvole che circondano il Pelmo non si diraderanno, "qui abbiamo un microclima particolare, oggi rimarrà coperto...", queste le parole circa. Con questa premessa, mi bevo un caffè, esco,  mangio un paio di fedeli Ringo e dò un' occhiata alla parete maestosa e quasi interamente coperta di nuvole, che sovrasta il Venezia.

Un breve consulto ci fa immediatamente prendere il sentiero che porta all' attacco della normale, circa 15 minuti che servono a risalire un breve ghiaione, arrivati alla base di una paretina di roccette si può scorgere la scritta in rosso: "attacco", qui parte il traverso verso sinistra che in breve diventa la famosa "Cengia di Ball". 

UN PO' DI CHIAREZZA SULLA CENGIA DI BALL AL PELMO

Il sentierino alterna tratti di ghiaie a roccia, l' esposizione c'è tutta, come dire: "Vietato cadere!", si riesce ad attraversare camminando quasi sempre, ogni tanto bisogna apppoggiare le mani sulla roccia. Ci sono alcuni passaggi da superare tenendo degli appigli, un paio di questi sono agevolati da due corde fisse, consiglio di valutare l' usura delle stesse prima di appendersi. Lungo tutta la Cengia sono presenti numerosi chiodi e clessidre con cordone, questo agevola sicuramente una possibile progressione in conserva.

La Cengia è molto lunga, circa 1,4 km, attraversa quasi completamente la grande parete basale del Pelmo, sicuramente per attraversarla non bisogna soffrire di vertigini ed è necessaria una buona dimestichezza con la roccia ed il vuoto. La scelta di attraversarla con la corda o slegati è puramente soggettiva. Chi è abituato ad andare in montagna e pratica sentieri esposti e roccette, non avrà difficoltà a percorrerla anche slegato, chi al contrario percorre sentieri classici, è meglio che la faccia in sicurezza con l' imbrago, la corda e le assicurazioni.

Mi sento anche di precisare che percorrere la Cengia di Ball in sicurezza non significa portarsi dietro la longe da ferrata ed assicurarsi ai due pezzi di corda fissa che ci sono. Significa avere la corda da 60 metri, l' imbrago, i rinvii e procedere in conserva lunga, facendo passare la corda negli ancoraggi esistenti, il primo procede facendosi far sicura dal secondo, alla fine della corda, il primo recupera il secondo ed i rinvii, e così via fino alla fine.

Noi l' abbiamo fatta slegati ma con imbraghi, corda  ed attrezzatura nello zaino, da dire anche che, in caso di possibili piogge, come l' altro giorno, il rientro con la Cengia bagnata, senza attrezzatura, potrebbe rivelarsi molto difficoltoso. Non ultima considerazione, le rocce sono abbastanza unte per i numerosissimi passaggi e qualche appiglio non è completamente stabile.

COMUNQUE SIA, SLEGATI O IN ASSICURAZIONE, IL CASCO VA MESSO DURANTE TUTTA L' ATTRAVERSATA!!!!!!!

Abbiamo attraversato la Cengia sempre immersi nelle nuvole, alla fine, ci si ritrova alla base di un gigantesco Cadin, tutto da risalire seguendo i numerosi ometti, nella parte alta dello stesso di alternano numerose cenge rocciose a piccoli pendii di ghiaie, dal basso sembrano rocce insuperabili ma man mano che si sale si scoprono queste grandi gradonate. Salendo, alla nostra sinistra si cominciava ad intravedere qualcosa, due superbe cime, composte interamente da lastre di pietra orizzontali, grigie ed infinite che percorrono tutta la larghezza della montagna, il Pelmetto. 

Con un po' di fatica, dopo aver percorso un fianco della montagna,  si accede al Cadin Superiore, qui cambia completamente, siamo nel cuore del Pelmo, il paesaggio è completamente diverso, le rocce coprono l' orizzonte quasi completamente. Di fronte la Cima del Pelmo, a destra e sinistra rocce che creano una sorta di gigantesca Arena Dolomitica, tutta solcata da numerosi nevai, la roccia diventa rosa scuro, la conformazione strana, ci incamminiamo verso la cresta puntando a sinistra.

In breve siamo su un piccolo altipiano composto da una roccia solidissima, solcata da diverse fenditure, dalla parte opposta un vuoto impressionante sotto i piedi, 1.000 metri più in basso la Valle del Cadore.

Ora percorriamo la cresta verso destra, qui l' ambiente cambia ancora, mi ricorda le vie di misto importanti ed esposte delle Occidentali, in breve, superando un piccolo risalto nella roccia, arriviamo in vista della Croce di Vetta.

Confermo il panorama incredibile che si gode dalla cima, nonostante non sia completamente aperto, data la presenza di nuvole, e la parete impressionante che solca la parte opposta della montagna. Qui troviamo altre cordate arrivate qualche minuto prima di noi e pronte alla partenza. Mentre Italo si gode la cicca di vetta, mangiamo un boccone ed in breve siamo pronti alla discesa, un po' accelerata per le nuvole che vediamo sotto di noi, come dicevo, sicuramente il rientro con la pioggia non è banale.

La discesa è molto veloce, il sentiero è  ben segnalato dai numerosi ometti, forse anche troppi, seguendo la traccia più evidente, si scende passando da una variante alla salita ma comunque senza alcun problema.

In breve siamo di nuovo alla Cengia di Ball, l' attraversiamo, magari con un po' più di disinvoltura, conoscendola, finendo la giornata al rifugio Venezia con Polenta e Pastin per me e Renato, pasta strana condita con panna, salsiccia, peperoni ed altro, per Italo e Omar.

Ascensione totale dal Rifugio Venezia e rientro 5 ore, andando tranquilli, dislivello totale da Zoppè di Cadore circa 1600 m.

Renzo Grava

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