Traversata delle Tredici Cime - Gruppo Ortles Cevedale

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15/16 Luglio 2010 Traversata delle Tredici Cime

IL 14 Luglio sera stavo preparando lo zaino, con cura, l’ indispensabile ma neanche un grammo in più, finito, niente da fare, anche questa volta è pesante. Ogni volta mi illudo di alleggerire lo zaino ma puntualmente la bilancia mi smentisce, cerco di centellinare il contenuto ma alla fine tutto quello che c’ è all’ interno è indispensabile. Questa volta conteneva anche qualcosa in più per la notte in rifugio, la meta era ambiziosa: la Traversata delle 13 Cime in 1 giorno e mezzo. Il gruppo è quello dell’ Ortles – Cevedale, la traversata è abbastanza impegnativa, non tanto per le difficoltà tecniche, al massimo troviamo pendenze di 50 Gradi e tratti in roccia di IV, ma per il fatto che lo sviluppo del percorso è molto lungo. Si è sempre sopra i 3.500 m, la quota massima è quella del Cevedale:3.769 m, le cime che si toccano sono tredici, salite e discese sono caratterizzate da linee di cresta rocciose, pendii innevati, alcuni tratti ghiacciati ed ampi plateaù glaciali.

Di seguito la descrizione della traversata, non scriverò dettagli sulle varie salite o discese, gradi su roccia, ecc, è sufficiente il susseguirsi delle varie cime, salvo dire che ci si trova in ambiente alpino di alta montagna. La direzione quando non è obbligata dal filo di cresta, va verso la cima successiva, indispensabile carta, bussola e gps.

Itinerario:

Partenza Rifugio Berni al Passo Gavia 2.541 m
Valle di Dosegù
Sentiero Cai 42
Punta San Matteo 3.678 m
Colle degli Orsi 3.458 m, Bivacco Meneghello
Punta Cadini 3.524 m
Colle Cadini 3.409 m
Rocca Santa Caterina 3.529 m
Cima di Peio 3.549 m
Punta Taviela 3.612 m
Colle Vioz 3.330 m
Cima Linke 3.631 m
Monte Vioz 3.645 m
Pernottamento Rifugio Mantova al Vioz 3.535 m
Passo della Vedretta Rossa 3.405 m
Palon de la Mare 3.703 m
Monte Rosole 3.485 m, Bivacco Colombo
Passo Rosole 3.502 m
Monte Cevedale 3.769 m
Cima Cevedale 3.757 m
Rifugio Casati 3.254 m
Arrivo Rifugio Pizzini

 

Attrezzatura usata:
Scarponi ramponabili, imbraco leggero, casco, bastoncini, ramponi da ghiaccio, piccozza da alpinismo, corda da 30 m 10 mm, alcuni moschettoni, bloccante Ropeman, alcuni rinvii, chiodi da ghiaccio, alcune fettucce, coperta termica, pronto soccorso, frutta secca, zaino 30 l con sacca idrica, guscio in Gore Tex tre strati, giacca in Primaloft, abbigliamento da alpinismo.
Da dire che molti materiali non sono stati usati ma è indispensabile averli nello zaino, sia per qualche evenienza sia perché le condizioni morfologiche possono variare molto.

 Progressione:
Siamo partiti slegati usando i bastoncini da trekking leggeri, arrivati al fronte del ghiacciaio del Dosegù abbiamo calzato i ramponi usando ancora i bastoncini. La piccozza era a portata di mano fra schiena e zaino. Per le salite più impegnative tipo quella che porta alla Punta San Matteo abbiamo sostituito i bastoncini con la piccozza in mano, qui era presente del ghiaccio vivo affiorante. Tutte le creste di roccia le abbiamo affrontate slegati vista la facilità dell’ arrampicata, cercando di velocizzare il più possibile la progressione. I ramponi li abbiamo tolti durante le salite di roccia più lunghe, spesso abbiamo scalato con i ramponi ai piedi su granito.

 Impressioni:
I tratti di roccia sono abbastanza facili, il tratto forse più impegnativo è la discesa da punta Taviela dove potrebbe essere opportuno attrezzare qualche doppia, sono presenti dei chiodi cementati.
Altro tratto decisamente impegnativo, la discesa da Cima Cevedale per la Cresta dei Tre Cannoni, alcuni passaggi decisamente esposti da non sottovalutare, anche qui forse è meglio proteggere con la corda.
I ghiacciai li abbiamo attraversati slegati sebbene serva una buona conoscenza dell’ ambiente glaciale per individuare i crepacci nascosti. L’ ultimo plateaù del Cevedale, quando si è prossimi al Rifugio Casati è quello che ha presentato più difficoltà e insidie date dal fatto che la traccia seguiva esattamente il corso di un crepaccio, nascosto da un ponte di neve, per tutta la sua lunghezza.
Non abbiamo mai riscontrato tratti oggettivamente pericolosi o talmente duri da indurci ad usare la corda, resta comunque una valutazione totalmente soggettiva.
Il periodo non era dei migliori, la neve marcia ha rallentato notevolmente la progressione nei ghiacciai, fino a Giugno si trova neve dura, da Agosto in poi ghiaccio vivo, a metà estate la neve è ancora dura al mattino per diventare pappa al pomeriggio.
Durante i due giorni abbiamo trovato alta pressione stabile, cielo azzurro e caldo, alcune nubi al pomeriggio del primo giorno ci hanno sfiorato. Sicuramente se le condizioni meteo sono avverse, ci possono essere notevoli problemi di orientamento, data la vastità dell’ ambiente e dell’ itinerario.

Tempi:
Sono partito a Claut a mezzanotte, arrivato al Passo Gavia ho incontrato Giulio alle 04:30, abbiamo portato un’ auto all’ albergo dei Forni e siamo tornati al Rifugio Berni da dove siamo partiti alle 06.00.
Alle 08:00 eravamo al Rifugio Mantova al Vioz, l’ indomani colazione alle 05:30 e partenza alle 06:00, a mezzogiorno eravamo al Rifugio Casati, scesi al Pizzini abbiamo usato il servizio Navetta fino all’ albergo dei Forni dove siamo arrivati circa alle 15:00, poi di nuovo in auto, io alla volta di Claut e Giulio a Edolo.
Normalmente la traversata viene effettuata partendo dal Rifugio Casati ed arrivando al Rifugio Berni, noi l’ abbiamo effettuata al contrario, nell’ altra direzione vengono più facili alcune salite su roccia.
La traversata originale prevede la salita del Pizzo Tresero, passando per Punta Pedranzini, Col Dosegù per arrivare al San Matteo, noi volutamente abbiamo evitato questo tratto avendolo già fatto in precedenza, aggiungendo però la Zufall spitze e relativa discesa per la Cresta dei Tre Cannoni.

Che dire, ambiente magnifico, granito neve e ghiaccio, montagne all’ infinito e cieli azzurri, in sintesi: alpinismo con la A maiuscola.
Nicos

Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 04 Luglio 2012 14:53 )