Do pà la Riva de Mariae

Stampa

Oggi nevica, nevica tanto, sembra fin strano, visti gli ultimi anni, no, no, nevica proprio, 50 cm in un paio di giorni, niente di strano, in montagna nevica, siamo in Gennaio, Claut. Nonostante i suoi 613 metri, Claut è sempre stato un paese bianco, dove la tradizione della neve era radicata, faceva parte del quotidiano, purtroppo negli ultimi anni, complice l' aumenbto delle temperature, il manto candido scende per poi lasciare posto, inevitabilmente alla pioggia, come oggi.

Ma io, con i  miei 43 anni, pochi o tanti non so, ho avuto la fortuna di vivere la giovinezza negli anni in cui non c' era pioggia che tenesse, neve, solo neve e proprio tanta, erano gli anni 70 circa. Attendevo l' inverno con trepidazione, era fonte di divertimento, di sport, di sci, ai primi freddi si cominciava a scrutare il cielo in cerca dei primi fiocchi, ma questi non scendevano mai, succedeva che una bella mattina, presto, calava una sorta di coperta magica su tutto, i rumori erano molto soft, anzi, proprio non esistevano più, tutto quello che il giorno precedente caratterizzava la giornata, in un attimo svaniva. Ci si svegliava con un rumore unico, abbastanza sordo, inconfondibile, atteso per un anno intero: era la lama dello spazzaneve che grattava sull' asfalto, fatto, stava nevicando, quello era il campanello d' allarme. Io abitavo a Mariae, all' ingresso del paese, nella casa dei miei nonni Mene e Maria, la casa era proprio sulla strada provinciale, capitava che le grondaie venissedro portate via dallo spazzaneve, a volte, ma da questo punto era impossibile non sentirlo. Pochi giorni fa ho provatola stessa sensazione, una mattina presto, svegliandomi con il passare dello spazzaneve, aveva nevicato e mi sono tornati in mente i ricordi di quando ero bambino.

All' epoca, era proprio una cosa che cambiava lo stile di vita, su in piedi a controllare fuori dalla finestra, tutto bianco, ovunque, al suolo ce n' era già mezzo metro e nevicava tanto, fiocchio grossi e soffici, le nevicate duravano anche tre giorni ininterrotti. La prima cosa da fare era spalare la neve dal cortile, poi si pensava subito al divertimento, pupazzi di neve, slittino e trenini di legno, a quei tempi i mezzi non erano efficaci come oggi, le strade rimanevano bianche per diversi giorni, la neve al suolo veniva compattata e si trsformava in autentiche piste da discesa per i mezzi più disparati. Ricordo in particolare un inverno ricco di nevicate, le strade erano aperte ma nessuna macchina era in circolazione, i cumuli in parte alla strada erano giganteschi, ci trovavamo tutte le sere con slittini e trenini di legno in un posto particolare che ben si prestava ad essere disceso: la Riva de Mariae. In quelle sere ci fiondavamo giù senza timore alcuno, qualsiasi strada in pendenza diventava una pista, il mucchio di bambini era notevole, il divertimento grande, le serate le passavamo così, andando su e giù per la Riva de Mariae, la Gnuova, la Riva de Magnol. 

In realtà a Claut c' erano anche le piste da sci, una piccola per imparare e poi quella grande, per sciare, due skilift, ma questo significava anche avere gli sci ed i soldi dello skipass, forse troppo per la mia famiglia ma nonostante questo ho cominciato a sciare fin da piccolo. A scuola, per tutti i bambini che volevano praticare sport, arrivava una tessera, una specie di tessera dei giochi della gioventù, questa permetteva di andare con lo skilift senza pagare ma solo durante la settimana, più che sufficiente per impiegarci ogni minuto libero. Avevo trovato anche uno stratagemma per gli sci, in soffitta ce n' erano 2 paia, di mio zio, alti almeno 200 cm, non importava, bellissimi. Non ricordo come feci con gli scarponi, so solo che un giorno mi ritrovai davanti a casa, sulla neve, da solo, sci ai piedi e la famosa tessera in tasca, il problema era arrivare ai Tre Pini, auto a casa non ce n' erano, la soluzine era solamente una, spingere.

Il tragitto, all' andata poteva anche essere fattibile, un paio di prati ed alcune discese, poi, spingendo arrivavo alla pista piccola, da lì, arrivare a quella grande era facile. Purtroppo il problema era il ritorno, gli sci erano grandi e pesanti, andare a piedi significava sprofondare nella neve, l' unica era spingere sul piano e fare scaletta per risalire i pendii, era dura ma la voglia di sciare era immensamente grande. Così imparai a sciare, da autodidatta, in solitaria, con grande perseveranza, salendo e scendendo da Mariae ai Tre Pini, anche il passaggio dalla pista piccola a quella grande fu un trauma, superato sempre con costanza e tenacia, ricordo che lo skilift che porta alla partenza della pista sembrava infinito, non finiva mai ed una volta arrivato alla partenza le gambe tremavano.

Questo era Claut, alcuni anni or sono, piste da sci aperte, con le loro grandi lacune ma con enorme voglia di fare, il pattinaggio era una pozzanghera ghiacciata con la palizzata attorno e le strade si trasformavano in piste per il trenino di legno, bambini che amavano l' inverno e ciò che questo comportava.

Nostalgia?? Si forse e forse un pizzico di amarezza........

Renzo Grava